PARETE SUD della MARMOLADA
PIZ SERAUTA
È la zona più orientale della parete Sud ed è
caratterizzata da due cime principali: il Monte Seràuta (3069 m) e il Piz
Seràuta (3035 m); la Forcella a
V divide il primo, dal Pilastro Sud Est
di Marmolada d'Ombretta mentre tra i due si interpone la S'cesora.
La prima ascensione a queste cime è merito rispettivamente di G. de Manzoni, A. Marmolada e G. da Pian (25 agosto 1956) e di A. Andreoletti, G. Pasquali e F Jori (5 settembre 1913) che scelsero il versante Nord, perché più accessibile.
Il versante settentrionale del Monte Seràuta è poco scosceso e un lieve pendio accompagna dalla vetta a Forcella Seràuta, mentre il Piz Seràuta si erge come un compatto monolite.
E' legato, a oriente, con la sua anticima (2978 m), più piana e tondeggiante in alto ma con due versanti ripidi che precipitano nel Valon d'Antermoia, a Nord, e in Val Ombretta, verso Sud.
La cresta Est scende verso il fondovalle con una parete di placche inclinate e gradoni e si unisce con i piloni della Punta Delcroix e con i dirupi delle Pale dei Menin.
Il versante Nord non ha particolari attrattive alpinistiche mentre il versante Sud ha degli itinerari interessanti.
E' una zona selvaggia, solitaria e poco frequentata.
Lo sviluppo orizzontale di questo tratto di parete è di circa 1000 metri, mentre quello verticale varia dai 500 metri (zoccolo escluso) del Monte Seràuta, ai 700 metri del Piz Seràuta e ai 550 metri della sua anticima.
Il sole all'alba illumina prima la cresta Est dell'anticima che si può considerare come il limite orientale della grande parete Sud della Marmolada che qui inizia il suo lungo sviluppo verso oriente.
Il limite sinistro (Ovest) di questo settore è dato dal "Canalone di forcella a V".
Entro questi confini salgono 26 vie (al 2006), tutte contraddistinte dalla solidità della roccia e dalla sua compattezza.
Caratteristiche del settore sono la posizione isolata e i neri canali, colmi di intrusioni di roccia vulcanica, che solcano verticalmente l'anticima del Piz Seràuta.
ACCESSO
Essendo una zona isolata non ha comode vie di accesso.
Punto di riferimento è in ogni caso Malga Ombretta dalla quale iniziano le salite ai ripidi pendii sottostanti la parete.
Per facilitare l'avvicinamento è consigliabile pernottare al rifugio Falier; allungando la strada ma meno faticosa della salita diretta dello "Scalon" da Malga Ciapéla.
La migliore soluzione sarebbe passare la notte nei pressi di Malga Ombretta dove però non esistono ripari adatti allo scopo.
Se si sale la sera al rifugio Falier, il mattino successivo ripercorrere la strada in senso inverso, scendendo a Malga Ombretta (20 minuti dal rifugio); arrampicarsi quindi per prati molto ripidi seguendo prima tracce di pascolo, poi di sentiero militare.
Alcuni itinerari iniziano sulla grande Cengia dei camosci che fa da piedistallo all'Anticima del Piz Seràuta, alla quale si arriva salendo per il largo vallone che scende dalla sua verticale per traversare poi a destra sotto un primo salto di rocce.
Questo tratto roccioso è aggirabile verso Est o affrontabile direttamente nella profonda crepa che lo caratterizza.
Per altri itinerari bisogna invece puntare allo zoccolo del Piz Seràuta, sulla sinistra (Est) del primo grande salto di rocce verticali.
Per avvicinarsi al Monte Seràuta bisogna mantenersi ancora più a sinistra (Ovest); si arriva così allo zoccolo del Monte Seràuta e quindi all'attacco delle vie (1 ora e 30 minuti da Malga Ombretta).
Per una migliore precisione nell'individuare il punto di attacco di ogni via osservare le foto particolareggiate della zona.
VIE di DISCESA
Unico punto di riferimento per una comoda discesa è la stazione di Forcella Seràuta della funivia che sorge poco lontana, in linea d'aria, dall'uscita delle vie. Raggiungerla non è sempre facile.
Dall'anticima del Piz Seràuta, il rientro è impegnativo e pericoloso; bisogna infatti percorrere verso Ovest l'affilata cresta dell'anticima per arrivare alla forcella che la separa dalla cima principale: una calata a corda lungo un canalino di roccia molto instabile porta quindi a rocce più agevoli che, con uno spostamento orizzontale, conducono alla S'cesora.
È possibile anche un rientro in Val Ombretta scendendo lungo la "Cresta Est" ma è rigorosamente assoggettato a ottime condizioni della parete.
Dalla vetta del Piz Seràuta bisogna percorrere in discesa la via normale di salita da Nord, mirando allo spigolo Nord Est, prima per pareti inclinate, poi per un camino canale (non difficile); successivamente scendere verso Nord Ovest una rampa obliqua di rocce instabili e scivolose per arrivare al piano della S'cesora, dopo un pericoloso traverso in direzione Ovest (attenzione ai tratti ghiacciati). A inizio stagione questo percorso è reso insidioso dalla presenza di molta neve e ghiaccio tanto da rendere preferibile la calata con tre corde doppie (ancoraggi in parete).
Tutti gli itinerari devono passare per il piano della S'cesora, da dove si deve poi risalire una parte del versante Est del Monte Seràuta per arrivare a un sentiero militare che permette di evitare l'ultimo tratto di parete sotto la cima e che aiuta ad attraversare verso Est (tratti scivolosi) per riallacciarsi al facile pendio, nevoso o ghiaioso a seconda della stagione, che accompagna in meno di 10 minuti a Forcella Seràuta.
Dalla stazione di Forcella Seràuta è possibile scendere in funivia, pernottarvi scomodamente oppure scendere a Passo Fedaia per il ghiacciaio lungo le piste da sci (tratti ghiacciati).
Più consigliabile è il rientro per il Valon d'Antermoia (raggiungibile anche direttamente dalla S'cesora con una corda doppia), attrezzato all'inizio con cavo metallico e quindi segnato per Malga Ciapéla con vernice rosso e bianca (2 ore da Forcella Seràuta).
Il cavo metallico aiuta a superare un primo salto di rocce levigate ed è ancorato circa 200 metri a Sud dalla stazione della funivia.
MARMOLADA PUNTA PENÌA
La Punta Penìa, con la sua quota dì 3343 m, è il punto più alto del gruppo della Marmolada e di tutte le Dolomiti.
La prima salita di questa importante cima corrisponde è di P. Grohmann, con le guide A. e F. Dimai, il 28 settembre 1864, lungo il versante Nord.
Da qualche anno una croce metallica e un segnale trigonometrico sono collocati nel punto di massima elevazione mentre, a poca distanza, c' è un piccolo rifugio, chiamato Capanna Penìa, (oppure Capanna Marmolada), aperto e gestito nei mesi estivi, dove si può trovare riparo e ristoro.
Questa cima, molto frequentata da alpinisti ed escursionisti per gran parte dell'estate, è anche una meta ambita per gite di scialpinismo invernale per le quali è però richiesta una buona esperienza e preparazione, essendo la salita da Nord, ripida e pericolosa per slavine.
Molti sono gli itinerari di salita lungo il versante settentrionale, per gran parte dei quali è richiesta più padronanza della tecnica di scalata su ghiaccio che non di roccia; il versante Sud precipita con pareti verticali e strapiombanti, dove la scalata su roccia è una componente determinante e prevalente.
Gli itinerari alpinistici che salgono lungo il versante soleggiato del settore dì Punta Penìa sono 36 (al 2006) e tutti si contraddistinguono per difficoltà tecniche elevate oltre che per l'impegno determinato da un ambiente severo, di alta quota.
Lo sviluppo orizzontale di questo tratto di parete è di circa 1500 metri; distanza che divìde Forcella Marmolada dalla linea immaginaria tracciata dalla vìa "Rovereto", sul Pilastro Nino.
Lo sviluppo verticale parte da pochi metri nei pressi dì Forcella Marmolada e cresce gradualmente, raggiungendo i 550 metri del Pilastro Sud, oltre il Passo Ombretta, e i 700 metri poco più a Est, nei pressi del Pilastro Nino.
ACCESSO
Ci sono tre possibilità di avvicinamento a questo settore:
1) salire dal rifugio Contrin, per la Val Rosalia, al Passo Ombretta lungo il segnavia 610 (un'ora e mezza dal rifugio)
2) Raggiungere il Passo Ombretta direttamente dal rifugio Falier, ancora per segnavia 610, impiegando circa lo stesso tempo, un'ora e mezza.
3) Raggiungere la Forcella Marmolada dal Pian dei Fiacconi (raggiungibile con seggiovia) e poi a piedi verso destra per tracce fino ad aggirare lo sperone occidentale, salire il grande canalone su roccette e detriti che in alto sono cosparse di neve e ghiaccio.
Verso la forcella la pendenza è elevata e una corda, se non sepolta dalla neve, aiuta.
Alla Forcella si trova anche l'attacco della Ferrata, è consigliabile portare degli scarponcini con dei ramponcini e non raccomandabile per non alpinisti.
Ovviamente questo accesso ha senso solo se si pernotta al Bivacco Dal Bianco (ore 1-1.15).
Da qui gli attacchi delle varie vie risultano particolarmente semplici da raggiungere perché un comodo sentiero costeggia la parete verso Ovest fino a Forcella Marmolada, mentre tracce di un vecchio sentiero di guerra accompagnano facilmente dal Passo Ombretta alla base del Pilastro Sud da dove ci si può abbassare, per comode ghiaie, verso Est, sempre costeggiando la parete.
Salendo dal rifugio Falier verso il Passo Ombretta è possibile avvicinarsi all'attacco degli itinerari più a Est del settore, tagliando orizzontalmente il ghiaione verso Nord all'altezza degli ultimi tornanti prima del Passo (tracce).
Comodo punto di appoggio per ascensioni in questo settore è il bivacco fisso Marco Dal Bianco, al Passo Ombretta, (9 posti letto) dal quale, in pochi minuti, si raggiunge la base della parete e l'attacco delle vie.
VIE di DISCESA
Due sono le principali vie di discesa da Punta Penìa, ma la più frequentata è sicuramente la ferrata lungo la cresta Ovest.
La via normale di salita da Nord si presta ottimamente anche per la discesa ma è un percorso che richiede l'uso dei ramponi, sui pendii del ghiacciaio; inoltre conduce al Pian dei Fiacconi da dove l'itinerario di discesa a valle non è breve.
Soluzione quindi non consigliabile (a meno che l'auto non la si sia lasciata al Lago Fedaia), in particolar modo se si vuole ritornare ai rifugi Falier o Contrin.
Da Punta Penìa a Pian dei Fiacconi si impiega circa un'ora e mezza.
Molto più comodo risulta dunque scendere per la cresta Ovest lungo la via ferrata (attenzione ai fulmini in caso di temporale) che accompagna facilmente a Forcella Marmolada (un'ora dalla vetta) quindi al Passo Ombretta.
Per gli itinerari che terminano sulla cresta Ovest risulta immediato il collegamento con la via ferrata che si può seguire fino in vetta o verso valle.
Per gli itinerari che giungono direttamente nei pressi della cima si può invece scegliere la via di discesa che più soddisfa, verso Nord o verso Ovest.
La via "Tomasson" arriva in forcella fra il Pilastro Nino e Punta Penìa e da qui prosegue lungo la facile cresta di sinistra che, in poco tempo, conduce alla croce di vetta.
Se si arriva sulla cima del Pilastro Nino il rientro è un poco più complicato; di qui passa una vecchia via militare, attrezzata con scale malsicure e cavi metallici.
Seguendo questa traccia, verso Est, è possibile raggiungere Punta Rocca (pericoloso l'attraversamento di alcuni pendii ghiacciati) e quindi la stazione della funivia (trenta minuti dalla cima) che porta comodamente a valle (per gli orari dell'ultima corsa informarsi prima di partire), indirizzandosi invece verso Ovest, la traccia si abbassa alla forcella dove si raccorda con la "Tomasson", seguendo la quale si arriva a Punta Penìa (mezzora dalla cima).
MARMOLADA PUNTA ROCCA
È la seconda vetta più alta nel Gruppo della Marmolada e nelle Dolomiti (3309 m).
La prima salita di questa cima è del 1862 da parte di R. Grohmann e P. Pellegrini che salirono per il versante Nord.
A poca distanza dal punto più alto, verso Est, sorge la stazione di Punta Rocca della funivia (3265 m) che per gran parte dell'anno scarica migliaia di turisti e sciatori sulle nevi della calotta terminale del ghiacciaio.
Interessante obiettivo scialpinistico nei mesi invernali, in primavera ed estate Punta Rocca si trasforma in luogo ricercato dagli sciatori come pure da chi, non avendo mai avuto particolare confidenza con la montagna, vuole provare l'ebbrezza dell'alta quota evitando la fatica e i pericoli di un avvicinamento a piedi.
In realtà, anche se alla stazione della funivia è stato dato il nome di Punta Rocca, essa si trova nel settore di Marmolada d'Ombretta.
Se il versante Nord è caratterizzato da una grande zona glaciale, attraversata da piste da sci, sul lato meridionale la parete si presenta come una immensa muraglia.
La suddivisione in settori non è data da particolari differenziazioni morfologiche; la Parete d'argento, vista da Sud, non è che un enorme blocco compatto di grigio calcare nel quale si ha difficoltà a ricercare una linea immaginaria di divisione da settore a settore. Caratteristica esclusiva di questa zona sono comunque le piatte lavagne della vetta principale, la torre "Canna d'organo", di poco spostata più a Est, il "Missile", i pilastri "Nino", "Annetta", "Tatiana" e "Sergio" e un magnifico arco naturale che incide lo spigolo Sud-Est di Punta Rocca.
Gli itinerari che salgono in questo settore sono 33, varianti incluse (al 2006), e ognuno di essi è contraddistinto da elevate difficoltà tecniche nonché dall'impegno, comune a ogni altra ascensione in Marmolada, determinato da un ambiente severo di alta montagna.
Lo sviluppo orizzontale del settore è di circa 500 metri mentre quello verticale arriva, nel punto più alto, a 800 metri.
Il lìmite sinistro (Ovest) è dato dall'incisione che separa Punta Penìa dal "Pilastro Nino" mentre il limite destro (Est) è segnato dalla via del "Gran diedro Martini".
Una vasta cengia divide nettamente in due questo tratto di parete; essa favorisce facili collegamenti fra itinerario e itinerario e inoltre garantisce un buon riparo nelle profonde nicchie che la caratterizzano, in caso di bivacco, o temporale.
Questo settore è contraddistinto da un'ottima qualità della roccia, fra le migliori sulla "Sud", e da due cadute d'acqua che precipitano sui ghiaioni di base, maggiormente alimentate quando in alto la neve accumulata si scioglie per effetto del sole.
ACCESSO
L'unica comoda via di accesso alle ascensioni in questo settore è lungo la Val Ombretta, quindi con base al rifugio Falier.
È possibile salire anche per la Valle Rosalia, partendo dal rifugio Contrin, ma tale soluzione costringe a valicare il passo Ombretta per discendere il versante opposto; approccio poco consigliabile in quanto lungo e faticoso.
Dal rifugio Falier, per segnavia 610, puntare al Passo Ombretta, senza però raggiungerlo.
Superato un enorme masso, il sentiero prosegue per circa 300 metri diritto e quasi piano; all'inizio di questo tratto è bene abbandonare il sentiero per avvicinarsi alla parete seguendo un accenno di canalino.
In circa un'ora dal rifugio si raggiunge così l'attacco di tutti gli itinerari (costeggiando la parete attenzione ai sassi che possono cadere). Un buon punto di appoggio per ascensioni in questo settore è il bivacco Marco Dal Bianco, al passo Ombretta, dal quale, scendendo verso Est, in meno di 15 minuti si arriva alla base della parete.
Questa soluzione però è poco sfruttata per la relativa brevità dell'avvicinamento diretto dal rifugio Falier.
VIE di DISCESA
I
tracciati che salgono in questo settore arrivano direttamente in vetta a Punta Rocca oppure sul piano nevoso della calotta terminale del ghiacciaio.Dalla vetta il piano è
raggiungibile in poco tempo scendendo un breve tratto di facili rocce sul versante Nord Est.Percorrendo poi verso Est questa piatta cresta nevosa è immediato l'arrivo alla stazione di punta Rocca della funivia, del resto ben visibile da ogni punto (in caso di nebbia può essere indicativo il rumore del gruppo elettrogeno se funzionante).
Un percorso attrezzato con gradini e cavi metallici, permette di seguire la cresta che collega Punta Penìa con Punta Rocca, attraverso i Pilastri Nino e Tatiana, ma si tratta di un itinerario a tratti pericoloso perché non soggetto a regolare manutenzione e con frequenti presenze di ghiaccio.
Nessun itinerario comunque presenta particolari difficoltà di rientro se non quella di arrivare alla stazione entro l'orario dell'ultima corsa per Malga Ciapèla.
Scaduto questo termine c' è la possibilità di pernottare scomodamente all'interno della stazione, o scendere per il versante Nord lungo la pista da sci che arriva a Passo Fedaia (pericolosa la presenza di tratti ghiacciati e qualche crepaccio).
Una via di discesa più diretta è possibile lungo il Valon Antermoia; prima un cavo d'acciaio poi tracce di sentiero militare (segnato con colore rosso e bianco) portano, in circa 2 ore, da Forcella Seràuta a Malga Ciapèla.
MARMOLADA di OMBRETTA
Non si tratta di una vera e propria cima ma
di una lunga cresta di torri, pilastri e guglie delle quali la più alta arriva a
toccare la quota di 3247 m; cresta percorsa per la prima volta, dalla Forcella a V a
Punta Rocca, da K. Leuchs e K. Fin-ckh nel 1903.
Il versante Nord non presenta particolari attrattive alpinistiche, tanto da rendere rarissime le ascensioni alle vette lungo questo versante. Il versante meridionale ha invece una particolare importanza dao che si sviluppano qui le più belle e impegnative vie in roccia della Marmolada, delle Dolomiti e probabilmente dell'intero arco alpino.
La lunga cresta si sviluppa orizzontalmente per poco meno di 2000 metri, mentre il dislivello supera, nel punto più alto, i 900 metri.
Il settore è delimitato a sinistra (Ovest) dalla via "Gran diedro Martini" e termina a destra (Est) nel profondo canalone di Forcella a V che lo separa dal settore di Seràuta.
Per praticità, visto che, comprese le varianti, gli itinerari all'interno di questi confini sono 84 (al 2006), si è diviso lo spazio in altri tre settori: Ombretta Est, Ombretta Centrale e Ombretta Ovest.
Contraddistinguono il settore le "Torri di Marmolada d'Ombretta", il Dorso dell'elefante, lo "Specchio di Sara", il "Pilastro Sud-Est", i pilastri "Agnese", "Franca", "Rosanna", "Dante", "Uli", "Upo", alcuni magnifici archi naturali e la "Parete d'argento", segnata nel mezzo da una colata d'acqua di fusione del ghiacciaio sovrastante che, con il riflesso del sole, assomiglia a un lungo nastro scintillante.
Una vasta cengia taglia orizzontalmente la parete, dal Dorso dell'elefante alle "Torri di Marmolada d'Ombretta", poi si interrompe, regalando una sorprendente continuità alla zona di rocce dove cade la lunga cascata.
ACCESSO
Data la posizione a oriente di questo settore, l'unica via comoda di accesso è lungo la Val Ombretta.
È utile quindi pernottare al rifugio Falier dal quale, in poco tempo, si arriva all'attacco delle vie.
Seguendo il segnavia 610 proseguire fin dove il sentiero, dopo alcuni tornanti, punta decisamente ad Ovest, verso il Passo Ombretta. Si è qui sulla verticale della caduta d'acqua che segna, nel suo mezzo, la grande placca d'argento; dal rifugio Falier circa 30 minuti. Abbandonato il sentiero, risalire i ripidi prati tenendosi a sinistra della verticale della cascata se si punta agli itinerari centrali.
L'attacco delle vie si individuano in successione verso destra dalla cascata mentre per tutti gli altri, conviene spostarsi in obliquo puntando alla evidente rampa di ghiaie che, salendo verso Est, permette di superare uno zoccolo di ripide rocce, e di raggiungere gli attacchi. (45-50 minuti dal rifugio Falier).
Dal punto più alto dello zoccolo; costeggiando la parete verso Est e abbassandosi sul lato opposto dal quale si è saliti, si arriva alla base dello "Specchio di Sara", quindi, ancora costeggiando la parete, si perviene alla base del Dorso dell'elefante (poco più di un'ora dal rifugio Falier).
Molto pericoloso in questo tratto è l'attraversamento del profondo canale che limita a sinistra il Dorso dell'elefante per la frequente caduta di massi. Prestare attenzione.
È possibile arrivare in questa zona senza costeggiare il lungo tratto di parete ma risalendo per ripidi prati (tracce di sentiero militare), direttamente da Malga Ombretta in poco più di un'ora (faticoso).
Per individuare l'esatto punto di attacco di ogni tracciato, riferirsi alle foto particolareggiate della zona.
VIE di DISCESA
Alcuni itinerari arrivano direttamente sul "plateau" di neve della calotta del ghiacciaio, a pochi metri dalla stazione della funivia di Punta Rocca; tutte le altre vie escono invece dalla parete sulla frastagliata cresta di Marmolada d'Ombretta, a Est della stazione della funivia. Da qui la via di rientro diventa assai più difficoltosa perché si devono affrontare i lunghi pendii di ghiaccio e il profondo crepaccio terminale, abbastanza pericoloso e spesso problematico da superare senza un'adeguata attrezzatura da ghiaccio.
Per gli itinerari che arrivano vicino alla funivia non c'è nessun problema perchè arrivano sulle stesse rocce dove è ancorata la stazione della funivia: una breve calata sul versante opposto e si è arrivati (in caso di ghiaccio seguire la cresta rocciosa, massimo 15 minuti).
Per tutte le altre vie, molto dipende dall'innevamento e dalle condizioni del ghiacciaio.
Per alcune vie risultano indispensabili 2 corde doppie da 50 metri (attrezzate) che avvicinano alla zona meno ripida del sottostante ghiacciaio.
Queste manovre sono naturalmente facilitate a inizio stagione, quando il ghiaccio è nascosto da uno spesso strato di neve molle; a fine estate però tutto diventa più difficile e questi rientri possono anche creare problemi.
La situazione va comunque valutata al momento, a seconda delle condizioni ambientali.
Non lasciarsi mai attrarre dall'apparente vicinanza della sottostante pista da sci che accompagna facilmente alla stazione di Punta Rocca o di Forcella Seràuta della funivia; una sola corda doppia dalle ultime rocce non è mai sufficiente a raggiungere il piano, per cui comportarsi di conseguenza.
Anche dalle zone più a oriente, dove arrivano tutti gli altri itinerari, è possibile calarsi in corda doppia sul ghiacciaio, ma se le condizioni non sono ottimali, è meglio percorrere la cresta rocciosa verso Est.
Abbassandosi per sfasciumi, rocce instabili e campi di neve, si arriva a Forcella a
V; da qui senza eccessive difficoltà e in breve tempo, costeggiando i pendii Nord del Monte Seràuta, si arriva a Forcella Seràuta e alla stazione della funivia, poco distante.Non è possibile indicare un tempo di discesa dalla cresta perché tutto dipende dalle condizioni d'innevamento; si tenga comunque presente che questo rientro non è mai facile e che richiede quindi tempi abbastanza lunghi.
Raggiunta una delle due stazioni della funivia dopo l'ultima corsa per Malga Ciapèla, è possibile pernottarvi scomodamente oppure scendere lungo le piste da sci verso Passo Fedaia (tratti ghiacciati) o lungo il Valon d'Antermoia (sentiero attrezzato e segnato).
Da: "MARMOLADA Parete Sud" EDIZIONI VERSANTE SUD