RELAZIONI del CORNO di MEDALE
COLTIGNONE - SAN MARTINO - MEDALE
CORNA DI MEDALE m 1029
Ciclopico e imponente muraglione a picco sopra Malavedo, nettamente delineato da due vallette laterali che scendono dal Monte San Martino.
Ha una notevolissima importanza alpinistica, non solo locale, per le sue magnifiche vie della parete SSE, che si possono percorrere in ogni stagione.
È dunque una grande «palestra» la Medale, frequentatissima lungo la classica via Cassin, che è stata la prima e più facile scalata aperta sulla parete: un sentiero attrezzato permette una facile e sicura discesa lungo il vallone che scende dalla Bocchetta della Medale.
Accesso alla parete
Da Laorca m 410, si sale al piazzale della chiesa (posteggio sufficientemente ampio: le auto un po' voluminose si potranno più convenientemente lasciare lungo la strada Ballabio-Lecco).
Diritti per la via che porta al cimitero, lo si rasenta, al primo bivio si va a sin. e al secondo, presso una casa rossa, si sale a d. scavalcando alcuni costoni, e si perviene all'osteria-rifugio Monte Medale m 520.
Si continua per una mulattiera, che porta in una valletta, poi si salgono a d. delle tracce di sentiero, si percorre una costa prativa, ad un bivio si sceglie il sentierino alto (meno faticoso) che sale per una sassata e frammezzo i rovi.
Si passa sotto l'evidente diedro della via Taveggia, più in là la parete presenta una incavatura, a d. di un caratteristico cono roccioso irto di arbusti (percorso dalla via Rizieri): il sentierino porta verso la suddetta rientranza, percorsa dalla via Cassin.
Da ultimo si superano delle rocce facili e si arriva su una terrazza, dove inizia la Cassin: 15-20 min.
Più complesso è invece il raggiungere gli attacchi delle vie più a S: tracce di passaggio attraverso i rovi e i cespugli portano all'attacco della via Boga, più oltre finiscono contro lo sperone-rampa che sale verso la via Bonatti (30 min. dal «Zaccheo»).
CONSIDERAZIONI sulle VIE
La via CASSIN l'ho percorsa più di trenta volte ed ho contribuito molto a ungerla e lisciarla, in quanto per la sua lunghezza e difficoltà la utilizzavo ad inizio stagione per allenamento (fiato e riabitudine all'arrampicata e occhio).
La via è comunque gradevole e per il comodo accesso è degna di essere ripetuta.
La via GOGNA la ritengo la via tradizionale migliore per il mix di passaggi, la qualità della roccia, si può fare completamente in libera compresa la placca coi chiodi a pressione, facendo degli spostamenti laterali, con difficoltà di 6c.
La via TAVEGGIA è abbastanza bella, a parte la partenza in mezzo ai rovi.
La via MILANO 68 è la via tradizionale più difficile e più lunga con roccia buona, l'unico inconveniente è che non credo si riesca a percorrerla in libera completamente.
La via BONATTI è particolare per il grande traverso della partenza e per qualche bel diedro.
La via BREAKDANCE è la via moderna più difficile della parete che io abbia percorso, fare attenzione che sul tiro più difficile c'è uno spit che balla, ma sembra non uscire (io l'ho tirato),
stare anche attenti a non farsi sviare dagli spit della adiacente via REBUS che è più difficile e con uno sviluppo tortuoso (percorsa con Oscar Meloni a gran velocità).
Le altre vie non sono molto raccomandabili per via della qualità della roccia o della vegetazione presente.
Via CASSIN
Via normale (Cassin) per la parete SE, 330 m, D, ore 2-3
Riccardo Cassin e Mario Dell'Oro, 12 agosto 1931.
Magnifica scalata su roccia ottima, con eccellenti sicurezze arboree, poco esposta e con larghe possibilità di sosta e riposo.
È chiodata e è difficile sbagliare.
Consta di 11 lunghezze di corda (circa 370 m di sviluppo, di cui 130 di IV e IV+, e 80 di III).
La via si svolge un poco a destra del centro della parete, a fianco (destra) della via Rizieri.
Per il sentiero tra i rovi ci si porta all'attacco (15-20 minuti dall'osteria di «Zaccheo»).
Salire su delle placche poco inclinate verso destra per 20 m, sotto un albero andare su a sinistra e recuperare su un terrazzino (30 m, II+), ch. di fermata.
Vincere una fessura di 4 m (III), uscire a sinistra e superare un diedrino di 6 m (III+), poi per gradoni raggiungere un piccolo terrazzo con alberello, alla base del 1° diedro (30 m).
Molti percorrono queste due lunghezze slegati.
Il 1° diedro è alto 18 m, e ha due chiodi, uno all'inizio e il secondo a metà: lo si percorre (IV+ e IV), poi si esce a sinistra e si raggiungono degli alberetti.
Si scala ora una paretina di 10 m (IV con un passo di IV+, un chiodo), quindi si esce a destra su erba: presso uno spuntone si traversa a sinistra in alto (III) e ci si stabilisce su un terrazzo con chiodo (35 m).
Si è alla base del 2° diedro, alto 30 m, da molti ritenuto il passaggio più impegnativo della salita: vi sono 4 chiodi.
Mediante un gradino si raggiunge a sinistra un chiodo ad anello: sollevarsi di qualche metro, appena possibile entrare nel diedro (tratto di IV+) e seguirlo fino ad un terrazzo (IV).
Sosta presso un albero secco.
Salire diritti per 7 m ad un chiodo, elevarsi e spaccare a destra afferrandosi ad una radice (IV+), girare uno spigolo, e su diritti ad un altro chiodo, entrare in un diedro ed uscirne allo spiazzo alberato dove bivaccò Cassin nel corso di un tentativo (IV).
Salire una fessura a sinistra (III), traversare su una cengia, superare un diedro (passaggio di IV) e mediante un saltino e un canale si arriva a dei grossi rami, vicino ad un terrazzo con chiodo (36 m).
Su per una breve fessura (IV), quindi piegare verso destra e salire obliquamente (II) verso una macchia d'alberi su una placca (30 m).
Siamo così giunti al passaggio più caratteristico e noto della scalata: il «traversino».
Si attraversa per 8 m la placca liscia a sin. (2 chiodi, all'ultimo momento si scoprono dei comodi buchi nella roccia, IV con un passo di V-), salire di un metro e mezzo in una spaccatura, poi riprendere a traversare a sinistra fino ad un diedro , da cui si esce (IV) a destra su un terrazzino con due chiodi di fermata. Lunghezza di 20 m.
Puntare diritti ad un alberello (inizio di IV), poi entrare in un diedro-rampa di 25 m (III+ e III), che conduce ad un terrazzo erboso con alberi e un masso.
Infine si supera, sia a destra che a sinistra, una parete di IV, poi si continua diritti (qualche passaggio di III, massi mobili!) e si esce su erba in prossimità di una sella, 50 m più in basso e a SE della vetta.
Qui inizia il sentiero di discesa.
Via BOGA
Parete SSE, via Boga, 350 m, TD, ore 3,5 - 5
Mario Dell'Oro, Ugo Tizzoni e Francesco Polvara, 30 settembre 1934
Scalata bella e interessante, abbastanza sostenuta, aperta dai primi salitori in 17 ore e valutata di VI.
Dopo essere stata disertata fino a qualche anno fa, ora è divenuta una classica.
Rimane però il pericolo di pietre eventualmente smosse dalle comitive che precedono: la roccia è buona.
Circa 70 chiodi in parete (18 di fermata); 15 lunghezze per poco più di 410 m di sviluppo (50 m in artificiale, 45 di V e V- , 130 di IV).
La via attacca 30 m a d. della rampa erbosa che sale verso lo spigolo Bonatti, 100 m a sinistra della via Cassin.
Evidenti tracce di passaggio (30 min. dall'Osteria Medale).
Si salgono i gradoni di un largo e poco evidente diedro (30 m, passaggi di III e uno di IV alla fine, 3 chiodi).
Si sosta su un terrazzino con chiodo.
Entrare a sinistra in un canalino, e percorrerlo verso destra fino ad un terrazzino con chiodo (30 m, un passaggio di IV all'uscita, 2 ch.).
Vincere un muretto (IV, un chiodo), poi entrare in un bel camino-diedro di 22 m, che si scala (V, 3 chiodi) e che porta su una cengetta erbosa, chiodo.
A sinistra in diagonale per una lunghezza su rocce ed erba (30 m, II e III+): sosta in un canale con vegetazione.
Punto di contatto con la via Milano '68.
Elevarsi nel canale (10 m, III+), poi traversare per 12 m a destra su scaglie rocciose (IV+), quindi salire una fessura di 7 m (IV+)-
Sosta all'inizio di una serie di chiodi.
Si può però fare fermata anche sotto la fessura (chiodo).
Su per una fessura di 25 m (Al, uscita di IV+ verso sinistra, una dozzina di chiodi e cunei), traversare a destra orizzontalmente e percorrere una lama staccata in Dulfer (passaggio di IV+, chiodo con cordino).
Arrivare su un terrazzino con chiodo di fermata.
Per dei gradoni a d. (IV, III-) raggiungere dopo 15 m un chiodo di fermata sotto la fascia di tetti.
Salire sotto un piccolo tetto di settanta cm (IV+), vincerlo e continuare su chiodi per qualche metro (Al), quindi traversare a sinistra per 12 m (all'inizio IV+).
Lunghezza di 25 m con 8-9 chiodi.
Si va sotto a un piccolo strapiombo, lo si supera (IV, due chiodi), si percorre un diedro di 30 m (III+) che porta ad un arbusto, al sommo della costola che formava il suddetto diedro, chiodi.
Attaccarsi alla costola: raggiunto un chiodo con vecchio moschettone, si traversa a corda per 2 m e si guadagna un chiodo di sosta sullo spigolo della costola (tratto di 8 m, V, tre chiodi).
Traversare a destra su cengia, risalire un diedro di 8 m (IV), chiodo di fermata.
Ora si punta verso il grande tetto nero che chiude la parete: con due belle lunghezze di corda su parete a placche si raggiunge un posto di fermata abbastanza comodo sotto il tetto (65 m, IV e III+, un passaggio di IV+, 5-6 chiodi).
Andare sotto il tetto (IV) e costeggiarlo verso sinistra (AI) poi seguire una fessura di 10 m (Al e uscita di IV), che porta ad un punto di sosta, chiodo:
doppiare a sinistra uno spigoletto (2 ch., V-) e più facilmente (III e II, 20 m) portarsi in cresta a 35 m dalla vetta; oppure diritti per tre chiodi (Al, III+).
Via BONATTI
Spigolo S, via Bonatti, 360 m, TD sup., ore 46
Walter Bonatti e Carlo Casati, 18 settembre 1950.
Scalata interessante ed esposta, molto sostenuta nei 120 m centrali, ripetuta abbastanza di frequente: tutti i chiodi sono in parete.
I primi 150 m sono costituiti da quella rampa erbosa e rocciosa che porta all'inizio delle difficoltà (alberi, si sale senza via obbligata, cercando i migliori passaggi, tratti di III e III+).
Si attacca lo spigolo leggermente a destra e 20 m più in alto di una grossa pianta.
Arrampicare in un diedrino di 6 m (V-), uscire a sinistra e salire (IV) a dei buoni terrazzini.
Seguire una fessura obliqua a destra, superare un diedro, traversare a destra, vincere un muro, quindi nuova difficilissima traversata sulla destra fino ad un'ultima parete di 6 m: lunghezza di 35 m, V e V+ con qualche passo di Al).
Dalla sosta si prosegue per un diedro di 15 m (prima a destra e poi sul fondo, uno strapiombino di VI-, poi A1 e V+).
Ancora diritti nel diedro per 20 m (Al, V), quindi uscire lungo una fessura obliqua a destra (III e IV).
Ancora 4 m in fessura, indi su diritti verso sinistra per 30 m (IV).
Si arrampica ora più o meno diritti, salendo alla cresta terminale (qualche passaggio di IV e IV+), per la quale facilmente in vetta.
Via MILANO '68
Parete SSE, via Milano '68, TD sup., 360 m, ore 8-10
Tiziano Nardella e Ettore Pagani, 20-21 aprile 1968.
Bella via, in gran parte artificiale, ma con notevoli tratti in libera.
Merita di essere percorsa: ìa roccia è ottima, la via è tutta chiodata (160, di cui 40 per le fermate; e sono tutti sicuri.
Ad ogni buon conto, portarne di quelli ad U e piatti. 1 primi salitori impiegarono 35 ore, dopo avere già attrezzato in precedenti tentativi i primi 250 m.
È necessario avere un certo allenamento sull'artificiale, per percorrerla.
La via sale a sinistra della via Boga, e attacca 30 m più in là, all'inizio della rampa che sale verso la via Bonatti: 17 lunghezze (420 m di sviluppo).
Traversare a destra sopra un albero, e percorrere tutto un canale-diedro di 30 m (III con un passaggio di IV).
Sopra un pilastro a destra si prende un sistema di fessure di 25 m, che porta su uno scomodo terrazzino (A1 e V).
Percorrere ora una fessura-diedro di circa 60 m, in due lunghezze: albero a metà (IV e V+, due passi di A1).
Traversare qualche metro a destra (punto di contatto con la via Boga) e salire (III) ad una lama staccata, albero.
Traversare per 15 m a sin. e raggiungere la base del grande diedro di roccia bianca che porta verso gli strapiombi gialli, alberello (III).
Salire il diedro di 50 m e uscire a destra, terrazzino dopo 20 m: 1V, V e V+.
Superare una lama obliqua in Dulfer (10 m, V), e raggiungere un buon terrazzino: tre metri più in alto, altro terrazzino con due chiodi ad espansione.
Si è ormai sulla placca compatta che precede i grandi strapiombi.
A destra verso una fessura, superata la quale, con un piccolo pendolo, se ne va a prendere un'altra: seguirla fino al termine della placca, attaccare gli strapiombi e sostare su staffe sotto un piccolo tetto, affidandosi a dei chiodi assolutamente sicuri (30 m, A2 con un passo di V).
Superare il tetto a sinistra e seguire un diedro, da cui si esce a destra su una placca (fin qui A2).
Per rocce rotte è possibile raggiungere un albero. A d. (25 m, IV+) si può scappare sulla via Boga, poco prima della traversata a corda, a 5 lunghezze dalla vetta.
Continuando invece per la nostra via, si scala una placca con fessure (28 m, A1, un passo strapiombante di V+), sosta sotto un tetto.
Traversare orizzontalmente a sinistra per 25 m (A1 e IV), sostare su un terrazzino erboso, continuare per una fessura (A1-A2 un passaggio di V) e pervenire sotto un altro tetto.
Traversare a sinistra (A1), e raggiungere una cengia erbosa con due chiodi a espansione.
Superare la placca soprastante mediante delle fessure parallele (Al e uscita di V) e fermarsi su un terrazzino erboso; proseguire per una fessura, superare un piccolo tetto, e per un diedro bianchissimo si esce in cresta 50 m a sinistra della vetta (25 m, prima Al, poi V nel diedro).
Via BRIANZI
Spigolo SO, via Brianzi, ED inf., 360 m
Giorgio Brianzi e Lino Tagliabue, 17-18 aprile 1960.
Sale lungo lo spigolo S, più direttamente ed a O della via Bonatti.
I primi salitori impiegarono 15 ore, usando 150 chiodi, e lasciandone 40.
Percorsa la rampa della via Bonatti per circa 180 m (passaggi fino al III+), si attacca lo spigolo: su 10 m (V) in direzione di una pianta fossilizzata.
Poi traversare a sinistra in un piccolo diedro fessurato sul fondo, che si risale (8 m, VI), quindi a destra per 6 m (A2), a sinistra e ancora a destra si va a prendere una evidente fessura (A1-A2), in direzione di una grossa pianta mobile.
Sosta su un piccolo ballatoio.
Scavalcare alcuni massi pericolosi, traversare a destra verso una cengia, da cui su per una fessura (6 m), e superare il primo di una serie di strapiombi: tutto questo tratto presenta difficoltà continue di V-VI e A2.
Deviare a destra e superare un secondo tetto, ancora a destra e altro tetto, poi una fessura strapiombante, che porta ad una pianta.
Su 16 m ad una pianta (III+ friabile).
Superare direttamente un altro tetto (A1) e, con un traverso di 5 m (V), ritornare sullo spigolo.
Salire 8 m (IV) ad una scomoda sosta.
A destra (III+), poi deviare a sinistra ed entrare in una specie di camino-diedro verticale, con un paio di tetti, che si superano (V e VI/A2).
Ancora 30 m diritti (inizio di V, poi III+), che portano sull'unico comodo ballatoio della via, a poca distanza dalla cresta finale.
Via TAVEGGIA
Parete SE, via Taveggia, TD sup., 240 m, ore 4-6
Tiziano Nardella, Gianluigi Marini e Carlo Pedroni, 28-29 dicembre 1968.
Bella scalata sostenuta e divertente, su roccia molto buona, forse la più bella della Medale.
Presenta la possibilità di sfuggire, qualora non si riesca a superare il passaggio chiave.
La via misura 10 lunghezze per circa 300 m di sviluppo (di cui 90 di V, 40 in artificiale, 100 di IV e IV+): le difficoltà variano con la chiodatura (circa 65 chiodi, di cui 15 di fermata).
Circa 60 m a destra della via Cassin si nota un caratteristico tetto triangolare, a 120 m da terra, alla sinistra del quale scende un evidente diedro, che costituisce la prima metà della via.
Seguendo delle tracce si arriva alla base delle rocce dello zoccolo, a destra del diedro.
Salire fino ad un albero (una placca di III) e seguire una cengia con rovi (passaggio di II) che porta verso sinistra all'inizio del diedro, ch. di fermata.
Salire 10 m (IV), uscire a sinistra, (V-) e seguire con altri 50 m il diedro, tenendosi sulla parete sin, (IV e IV+, 6-7 chiodi, di cui 3 di fermata).
Superare una fessura di 15 m (A1) e continuare in libera per altri 12 m, appoggiando verso sinistra (IV+) e sostare su un terrazzino, a sinistra del grande tetto che si è evitato.
In tutto 10 chiodi e un cuneo.
Su diritti (IV) e raggiungere una placca (III) che porta presso una macchia d'alberi, che interrompono la parete, formando una specie di cengione, per il quale è possibile uscire agevolmente (un tratto di III-, IV), 2 chiodi di fermata.
Salire verso destra per 10 m, spostarsi orizzontalmente a sinistra e prendere (passaggio delicato) una fessura, che conduce ad una nicchia sotto a uno strapiombo (bella lunghezza di 35 m, IV e V, 4 chiodi).
Sosta non eccessivamente comoda, preferibilmente su staffe.
Gli strapiombi neri seguenti costituiscono il passaggio chiave della via:
Superare direttamente lo strapiombo, seguendo i chiodi (V,A2-A1): dopo 20 m si deve vincere uno strapiombino ed uscire su una cengia (un passo di VI se manca un chiodo: in tutto una decina di chiodi più uno ad espansione).
Due chiodi di fermata.
Percorrere a destra la cengia (8 m, IV+), poi su diritti 12 m (A1 e IV) ad un punto di fermata con due chiodi.
Si è alla base di una bellissima placca bianca di 70 m: le due ultime lunghezze la costeggiano a sinistra e da ultimo attraversandola si esce dalla parete.
Si raggiungono dei chiodi all'inizio della placca (IV), dopo un passaggio in Al si esce a sinistra e si supera una fessura-diedro di 18 m (V), che porta su un comodo terrazzino a sinistra.
Ancora su qualche metro, poi portarsi in una fessura a destra, percorrerla ed uscire a destra dalla placca (35 m, A1 e V o V+, 10-12 chiodi).
Per un caminetto (passo di II) si esce in cresta, irta di arbusti e rovi, che si deve salire fino a trovare il sentiero di discesa dalla via Cassin.
Via GOGNA
Parete SSE, ED, 350 m Via GOGNA
Alessandro Gogna e Leo Cerruti, 17 maggio 1969 (dopo due precedenti attrezzature).
La via sale poco a sinistra della via Milano '68, lungo una evidente fessura, attraversa dei grandi gialli a due terzi della parete, poi va a prendere lo sperone grigio a destra della via Bonatti: 10 lunghezze.
La via è molto bella e varia, su roccia ottima: è completamente attrezzata (oltre 90 chiodi e qualche cuneo), calcolare 8-9 ore per una ripetizione.
Si sale lo zoccolo per 60 m (un passaggio di IV) e ci si arresta ad un albero con cordino. Salire per 35 m ad uno spuntone sotto le pance gialle, a destra della caratteristica fessura svasata (III e un passaggio di IV).
A destra fino ad un chiodo con cordino, poi su diritti, superare un po' a sinistra una placca con strapiombo, ed uscire su una cengia a destra (35 m, IV e V, un passaggio di V+ e A1, 6 chiodi), ch. di fermata.
Diritti fino ad un cuneo, passare un breve tratto in Al, andare a sinistra verso due chiodi uniti, poi su diritti ad una scomoda sosta (35 m, A2, VI-, 13 ch. di cui 2 a pressione e 1 cuneo), 3 ch. di fermata.
A destra per 11 m (V+), ancora a destra per una cengetta spiovente di 5 m, poi salire uno spigolo grigio (un passaggio di V+) e riuscire a 3 ch. di sosta (25 m, 5 ch.).
Due metri a sinistra, superare uno strapiombo ed un diedro, poi seguire una fessura verticale sulla faccia sinistra, da cui si esce su una scomoda sosta (35 m, A1 e VI, 16 ch. e un cuneo). Chiodi di fermata.
Si è così sul filo dello sperone grigio, a destra della via Bonatti.
Su per il filo qualche metro, superare uno strapiombo (A2) ed entrare in un diedro di 20 m (VI, A2, 7 ch.), al cui termine sostare su staffe.
Ancora un diedro: due metri a destra, poi a sinistra fino a 4 ch. a pressione.
Dall'ultimo, traversare a sinistra per 4 m, sostare poco sopra (30 m. A1-A2, 16 chiodi).
Fermata su staffe, due chiodi.
Su per il diedro fino ad una cengia a sinistra (23 m, V+ con un passo in A1, 6 chiodi), chiodo di fermata.
A sinistra per 3 m sulla cengia, poi diritti per un diedro (VI-, A1), superare lo strapiombo (VI), raggiungere un alberello, scendere a sinistra e prendere un ennesimo diedro (V all'inizio), che porta in cresta.
Via RIZIERI
Parete SE, via Rizieri, D sup., 380 m Augusto Corti e Rizieri Cariboni, 1935.
La via sale 50 m più a sinistra della via Cassin, lungo un visibile cono roccioso; ed è quasi parallela a questa, e di poco più difficile.
I primi salitori arrivarono direttamente in cima, impiegandovi 11 ore e valutandola di V.
I ripetitori ora escono sulla via Cassin una lunghezza prima del traverso (III e IV, passaggi di IV+ e uno di V poco prima di uscire sulla Cassin).
È arduo seguire la via perché è molto infestata da rovi e arbusti, che rendono difficile lo scorrere della corda; inoltre vi sono molti massi pericolanti.
C'è anche una variante d'attacco, che sale più a sinistra (due lunghezze di V e artificiale).
Via PANZERI
Parete SSE, via Panzeri Vittorio Panzeri e Augusto Corti, 1937.
Sale poco a destra della Boga, vicino alla via dei Ragni, e con questa si interseca.
I primi salitori impiegarono 19 ore con un bivacco.
Caratteristiche di questa via sono il grande tetto e un traverso di VI in alto.
(TD) sup.).
Via dei RAGNI
Parete SSE, via direttissima dei Ragni, TD sup., 360 m
Casimiro Ferrari e Guerrino Cariboni, 31 marzo e 1° aprile 1968.
Si svolge tra la Panzeri e la Boga a sinistra, e la Rizieri e la Cassin a destra: l'attacco è 50 m a sin. della Rizieri.
Le prime due lunghezze sono di IV, poi. seguono 280 m in linea verticale di IV e V, con passaggi in artificiale Al-A2 e anche di VI.
Gli ultimi 40 m sono di III.
I primi salitori impiegarono 21 ore, e bivaccarono sopra l'enorme tetto della via Panzeri, a 240 m dalla base. 130 chiodi, di cui 30 lasciati.
Via BIANCHI
Parete SE, via di Mario Bianchi, 1950
Sale a destra della via Cassin: dapprima segue un diedro fessura ben visibile dalla via Cassin, poi supera un tratto molto liscio (punto più difficile) e va a terminare in un incavo erboso.
Via in libera di grado TD.
Via COLNAGHI
Spigolo ESE, via Colnaghi, 250 m, TD
Serafino Colnaghi e Dante Villa, 18 giugno 1939.
Le difficoltà sono ritenute di IV con una lunghezza (la seconda, lungo una evidente e bella fessura) in artificiale.
I primi salitori impiegarono 10 ore.
Discesa:
Uscendo dalla via Cassin si segue, sul lato NE, un buon sentiero (che più avanti si può raggiungere dalla vetta), che è stato attrezzato nel 1967 con corde metalliche, onde permetterne il passaggio con sicurezza anche d'inverno.
Esso porta in 10 minuti al vallone che scende dalla Bocchetta della Medale: poco prima di arrivarvi, a sinistra sale un sentiero direttamente in vetta (facile).
Per il vallone, dapprima sul lato destro idrografico (corde metalliche), poi sul fondo sassoso, si arriva rapidamente all'Osteria del «Zaccheo».
In tutto poco più di mezz’ ora.