MIE IMPRESSIONI

La cresta E-Nord-Est del Disgrazia l'ho percorsa nel Luglio 1967 con Eriberto Pedrotti.

Ricordo solo che faceva un gran caldo, nella neve si sprofondava fino all'anca.

Abbiamo dormito al Bivacco Taveggia deserto in maniche di camicia.

La cresta in sè non è difficile ma infida, dato che alternava tratti rocciosi a tratti nevosi e tratti vetrati, e ci costringeva spesso a togliere e calzare i ramponi che allora non era una operazione agevole.

Tutto sommato vale la pena di percorrerla.

STORIA

La prima ascensione avvenne nel 1862 ad opera degli inglesi Kennedy e Stephen per la cresta O.N.O.
Il nome stesso potrebbe far pensare a funeste vicende, ma molte sono le ipotesi e le leggende a riguardo.
Secondo un'antica leggenda esso si chiamava Pizzo Bello, nome che poi è passato ad una 
cima di rilievo minore posta più a Sud.
Non si tratta però solo di una leggenda: sulle carte austriache dell'Ottocento all'attuale Monte Disgrazia 
veniva ancora dato il nome di Pizzo Bello.
Si dice poi che il nome in realtà rimandi al verbo dialettale "desgiascia", cioè "si scioglie", in riferimento 
alla imponente quantità di acqua che in ogni estate la sua vedretta mandava a valle, causando talvolta alluvioni di grande portata.
Ancora una leggenda narra di egoisti pastori che sfruttavano i pascoli lussureggianti della valle di Preda 
Rossa che dopo aver negato l'aiuto ad un viandante affamato (sotto le cui spoglie si celava Cristo) 
furono puniti con un incendio che ne incenerì i pascoli.
Da allora il Monte Disgrazia si chiamò così, in memoria della punizione divina.
 

Monte Disgrazia - Cresta E-NE, "Corda Molla"
Ottimo itinerario di grande bellezza per l'ambiente selvaggio, la varieta' del percorso e la qualita' della roccia.
Se affrontato in condizioni ottimali (buon innevamento e zero termico basso) risulta di grande soddisfazione.
Attenzione a non sottovalutare la discesa.
Partenza Chiareggio:   (1612 m)
Quota di attacco:         3150 m
Quota di arrivo:           3678 m
Dislivello:                     528 m dal bivacco Oggioni (3150)
Difficoltà:                     AD+ ( pendenza 45° / III in roccia )
Esposizione in salita: Nord-Est

Attrezzatura: corda, piccozza, ramponi, 2 o 3 viti da ghiaccio,3 o 4 friend misura medio-piccola, cordini vari e normale dotazione 
personale per vie in alta montagna.
Eventualmente utile la seconda piccozza per il capocordata
Tempi: Avvicinamento: 6 ore; salita: da 3 a 5 ore; discesa: 4 o  6 ore
Periodo consigliato:       Giugno - Settembre
Descrizione
1° giorno: 
Da Chiareggio portarsi all'Alpe Ventina (rifugi Gerli-Porro e Ventina; ore 1). 
Da qui si procede in direzione Sud raggiungendo la morena laterale destra (orografica) del ghiacciaio del Ventina.
La traccia sale per l'ampia base morenica poi entra a destra costeggiando il torrente fin quasi sotto al fronte glaciale;
procede poi ripidissima a sinistra, per sfasciumi, rocce lisce e detriti aggirando il fronte del ghiacciaio e 
portandosi al suo sommo (percorso segnalato dapprima con il triangolo giallo dell'alta via della Val Malenco, 
poi da bolli blu del percorso glaciologico). 
Si percorre il ghiacciaio dapprima verso Sud poi, all'altezza della grande seraccata che confluisce in esso da destra,
si inizia a piegare in quella direzione.
Si aggira la seraccata e la si sormonta entrando infine in un breve vallone chiuso da una parete rocciosa che ospita
il Biv. Taveggia.
Salire circa 20 metri a destra di un canale di sfasciumi che porta alla cresta soprastante.
Facilmente prima verso sinistra e poi tornando a destra si arriva al bivacco Taveggia.
Da qui si salgono gli ultimi metri di rocce raggiungendo facilmente la cresta rocciosa. 
 
Da questa si accede al bacino superiore del Canalone della Vergine. 
Traversando senza perdere quota verso NW alla base della parete ENE della Punta Kennedy,
si entra nella conca glaciale compresa fra il Pizzo Ventina e la Punta Kennedy superando un ripido pendio glaciale
(fare attenzione ai numerosi crepacci con scarso innevamento).
Al limite NW della conca, fra le rocce del Ventina e la cresta ENE del Disgrazia, si trova il Colletto 
del Disgrazia e il bivacco Oggioni. 
2° giorno: 
Dal Bivacco Oggioni risalire il dolce pendio nevoso costeggiando le rocce che delimitano la conca glaciale Kennedy-Ventina verso nord.
Portarsi sotto il pendio finale che conduce sulla cresta vera e propria e risalirlo passando la crepaccia terminale nel punto piu' favorevole
(eventuale presenza di ghiaccio vivo) fino a sbucare sulla cresta. 
Da qui seguire il percorso evidentissimo della cresta, caratterizzata nella prima parte da numerosi passaggi di II e III (qualche chiodo )
su roccia ottima intervallati a brevi tratti con neve/ghiaccio.
Nella seconda parte si giunge ai piedi dell'affilata (in base alle condizioni) cresta nevosa e che rappresenta il tratto caratteristico della via.
Risalire la cresta con pendenza sempre maggiore (massimo 45) fino a raggiungere le rocce sottostanti la vetta. 
Traversando leggermente a sinistra si risalgono gli ultimi 100 metri con passaggi di II, in corrispondenza delle soste di calata per la discesa, 
giungendo proprio sotto il Bivacco Rauzi, posto pochi metri sotto la vetta. 
Discesa: 
Ci sono tre possibilita': 
A)  si scende lungo la normale (cresta O-NO, PD+) verso il rifugio Ponti. 
      Questa e' la soluzione piu' facile ma anche la piu' scomoda, poiche' si finisce in Val Masino. 
B)  si seguono le calate in corda doppia che partono dal bivacco Rauzi. 
      Dalla fune del bivacco parte la prima doppia.
     Si continua in doppie da 25/30m, fattibili con una corda da 50m (brevi tratti slegati facili), o 
      meglio da 60m, costeggiando la Corda Molla e proseguendo poi a destra direttamente al ghiacciaio (terminale enorme in cui si entra
     con l'ultima calata). 
      Ci sono 2 possibilita`: 
      B1) scendere a sinistra in mezza costa e risalire per 100m al colletto della Kennedy nel punto piu' favorevole, riprendendo l'avvicinamento
            del bivacco Oggioni (semplice, ma lungo, possibilita` di ripassare dal bivacco). 
      B2) scendere per il ghiacciaio inizialmente ampio e facile.
            Si aggira il primo salto di seracchi piegando decisamente a destra (canale ripido oltre 
            uno sperone roccioso).
           Dalla base del salto si piega a destra e si traversa lungamente sotto i seracchi della parete Est fino al Ventina 
          (veloce, ma esposto a scariche), oppure (piu` sicuro, ma delicato) si scende diritti evitando un salto roccioso a destra e percorrendo
           alcune rocce non difficili, ma delicate. (opzione piu` rapida, ma percorso piu` complesso, consigliabile con il ghiacciaio ben innevato). 
           Dal Ventina si scende al rifugio Porro, ripercorrendo l'itinerario di salita 
Ascensione al monte Disgrazia (cresta NO) e al monte Pioda (cresta NE)
            Partenza da Predarossa, salita fino ai 3678 m.

Partenza: da Predarossa (m 1700).
Da Sondrio prendere la SS38 fino ad Ardenno (19 km), quindi uscire, attraversare il paese e prendere la SP 404 della Val 
Masino fino a Cataeggio (9 km).
In paese deviare a destra e prendere la carrozzabile che sale in Valle di Sasso Bisolo fino a Predarossa (circa 5 km).
Percorso: Rifugio Ponti (m 2559) - monte Disgrazia (m 3678) dalla cresta NO - Sella di Pioda 
                  (m 3387) - Monte Pioda (m 3431) dalla cresta NE - Sella di Pioda - Predarossa.
Tempo di percorrenza: 11-12 ore per l'intero giro.
Attrezzatura: Scarponi, corda, piccozza, ramponi, cordini.
Difficoltà:       4° al Disgrazia (PD), 4+ al Monte Pioda dalla cresta NE.
La tagliente e divertente cresta Est del Monte Pioda permette di raggiungere dalla Sella di Pioda i m 3431 della vetta.
E’ costituita da ruvido granito.
Itinerario: Due frane negli anni ’70 e ’90 spazzarono via la carrozzabile che sale in Val Schisaroso a quota 1300.
                  Oggi la valle è di nuovo transitabile anche se dissestata.
Si inizia a camminare dall’inizio della piana di Predarossa (11 km da Filorera, m 1955) seguendo il sentiero 
segnalato da bandiere bianche e rosse per la Ponti.
Attraversata la piana di Predarossa si guadagna quota in un boschetto fino a una successivo ripiano,
superato il quale ci si sposta sul lato destro idrografico della valle. 
Superato un ultimo tratto fra lastroni di granito e torrentelli si è alla Ponti (m 2559, ore 2).
Dal rifugio, per evidente sentiero, ci si porta sulla morena del Ghiacciaio di Predarossa e la si sale 
dalla sua sponda orientale.
Si attacca il ghiacciaio sotto le rocce verticali che sbarrano la vista a occidente e lo si percorre fino a 
montare l’ampia depressione della cresta rocciosa NE del Disgrazia: 
Salita al Disgrazia:
Bisogna prestare attenzione ad alcuni crepacci le cui condizioni rendono mutevole la via di salita.
Arrampicandosi sul filo strapiombante della sella si guadagna la prima anticima a quota 3400,
sconsigliabile contornarlo dal versante S (caduta massi).
Si scende nell’ampio intaglio tra la cresta del Disgrazia e la sella di Pioda.
Da Sud prendere un canalino di roccia e neve, spesso scelto come via alternativa per andare in cresta.
Si riprende a salire su facili rocce evitando le difficoltà quasi sempre per il lato meridionale.
I segni dei ramponi sono un buon segnavia.
La roccia, generalmente buona, alterna tratti di grande aderenza a tratti estremamente 
scivolosi di verde serpentino, è perciò buona regola prenderla con cautela.
Si superano due guglie rocciose e la cresta diviene meno ripida per mostrare la parete N del Disgrazia,
difficilissima via di ghiaccio.
Si torna a salire, con consiglio di portarsi sul versante meridionale della montagna per facili rocce e sfasciumi,
evitando così ogni eventuale residua traccia di neve.
In questo tratto della scarpata meridionale si incontrano i ruderi della Capanna Maria (m 3600), edificata nel 1883 
per consentire i rilievi topografici. 
Si punta di nuovo a Nord guadagnando l’anticima occidentale del Disgrazia, detta Punta Syber-Gysi.
Resta ora da affrontare l’ultimo collo verso la vetta principale, a questo punto ben visibile.
La difficoltà principale sta nello sconfiggere un monolita rosso con tacche artificiali detto 
“Cavallo di Bronzo”, o aggirandolo dall’esposta cengia settentrionale di ghiaccio e roccia.
Facili passaggi portano sul Disgrazia.
Seguitando la cresta verso Est e abbassandosi di qualche metro si raggiunge il Bivacco Rauzi (m 3678, ore 4).
Tornati alla sella di Pioda (ore 1:30) si può proseguire verso Ovest.
Dapprima su un’ampia rampa, poi sul filo sempre più stretto e strapiombante si guadagna 
la sommità del Monte Pioda (ore 0:45, m 3431).
Occorre prestare attenzione ad alcuni passaggi particolarmente esposti. 


SALITE AL MONTE DISGRAZIA, 3678 m 
Accesso: 
In auto: Lecco -> colico-> Valtellina (direzione sondrio) poi, lasciata ad Ardenno-Masino la SS 38, si risale la Valmasino raggiungendo Cataeggio (m 791), 
capoluogo della valle e poi la frazione di Filorera (m 841), a Km 9,7. 
Qui si imbocca sulla destra una carrozzabile asfaltata che si alza sul versante opposto ed entra nella Valle di Sasso Bisolo passando dai casolari di Valbiore, 
facendo attenzione alla frana.
Infatti, dopo alcuni tornati, si raggiunge il luogo della grande frana, da cui parte una strada sterrata percorribile in auto 
che porta, dopo un paio di km, a ricongiungersi con la vecchia strada asfaltata interrotta dalla frana.
Attenzione, c'è un pezzo di strada sterrata che è piuttosto sconneso e pendente, va affrontato con decisione e poco 
rispetto degli ammortizzatori.
Dopo una decina di metri brutti si raggiunge l'asfalto.
Da qui con un'ottima strada e parecchi tornati si giunge infine alla piana di preda rossa (m 1955, Km 21,7).
Si prosegue poi a piedi su una larga carrareccia per poi abbandonarla laddove questa valica un ponte, per 
continuare su un sentiero (segnavia bianco-rosso) che attraversa tutto il verde piano di Preda Rossa solcato dalle anse del torrente.
Pervenuto in breve ad un secondo pianoro senza inoltrarsi in esso, il sentiero risale con strette 
serpentine la costa di sinistra per poi continuare obliquamente per pendii erbosi, superando una specie di bastione fino al terrazzo morenico, per 
il quale si giunge al rifugio (ore 2; E). 
Rifugio Cesare Ponti in Val di Preda Rossa m 2559
      custode Ezio Cassina - Frazione Filorera - 23010 Valmasino (SO) - tel. 0342640138
      apertura Fine giugno - fine settembre    telefono 0342611455

Il rifugio sorge alla testata della Valle di Preda Rossa, settore superiore della Valle di Sasso Bisolo, dominata dalla parete meridionale del Monte 
Disgrazia e dal versante occidentale dei Corni Bruciati, a poca distanza dalla morena laterale destra del Ghiacciaio di Preda Rossa.
Alla severità del luogo fa da contrasto, verso il fondovalle, l'esteso panorama sul versante orobico della 
Valtellina.
Il rifugio costituisce il terminale orientale del Sentiero Roma, uno dei più noti itinerari d'alta quota delle Alpi. 
Poco più sotto sorgeva la Capanna Cecilia, primo rifugio in Valmasino, costruita nel 1881, 
donata nel 1883 alla Sezione del CAI di Milano e diventata insufficiente fu da questa sostituita, nel 1890, con un edificio più ampio.
Nel 1928, infine, grazie al concorso della Famiglia Ponti, fu costruito il rifugio attuale dedicato alla 
memoria di Cesare Ponti, banchiere milanese e consigliere della Sezione di Milano per lungo tempo.
Il rifugio è stato poi ulteriormente ristrutturato negli anni 1984-86. 
Descrizione:
Il monte Disgrazia è un'imponente montagna che si trova a cavallo tra Valmasino e Valmalenco, in Valtellina.
E' uno degli ambienti glaciali più affascinanti e selvaggi delle Alpi Centrali.
L'ascensione, per la via normale, supera un dislivello di circa 1100m e si compie in circa 4-7 ore a partire dal rifugio.
Il tempo può variare moltissimo a seconda dell'innevamento.

Cartografia: Cartina Kompass 1:50000 n.93 - "Bernina-Sondrio"
Le vie di salita più note da questo versante sono:
      1 - Cresta Ovest Nord-Ovest via Normale (PD+)
      2 - Canalone Schenatti (AD)
      3 - Cresta Sud-Ovest via Baroni (II)
      4 - Direttissima (AD + IV / -V)
      5 - Cresta Sud-Ovest o di Cornarossa dal rifugio Desio (PD)
       
Le ascensioni sono alla portata di gran parte degli alpinisti.
Dal rifugio si prosegue sulla destra e con una traversata si raggiunge una grande morena,
che si sale fino ad arrivare sotto la bastoniata a quota 3000m. 
Si risale poi il ghiacciaio di preda rossa fino alla sella di pioda; da qui si aprono tre possibilità.
Proseguire lungo la cresta della via normale oppure imboccare, appena sotto la sella, sulla destra,
il canalone Schenatti o la cresta sud-ovest.
In particolare per il canalone Schenatti, a quota 3300 si abbandona la via normale per risalire
l'evidente canale fino alla cresta (3550m), dove si riguadagna la via normale per raggiungere la vetta
con facile arrampicata (II) e tratti di cresta nevosa molto aerea e affilata.

(Esposizione : Est, Inclinazione max. : 50 gradi, Sviluppo : 400 m.)