CAMPANIL BASSO - diedro sud-ovest allo spallone ovest
Via FHERMANN
CAMPANILE BASSO di Brenta 2877 mt.
Primi salitori: R. Fehrmann - O.P. Smith, 27-8-1908
Difficoltà: D+ sostenuto, 10 m. di 5°-
Coefficiente di Difficoltà: 1017 Coefficiente Globale: 1118(25*0,5) +(35*3) +(30*3)+(3*5) +(25*0,7) +(20*0,5)+(20*3) +(20*5)+(30*3) +(30*0,5) +(35*3) +(15*0,5)+(15*3) +(35*3) +(40*3) +(20*0,5)+(10*3)+(10*8) = 1017 430m.
Rischio:
R2Sviluppo:
430m.Dislivello: 350 m circa
Tempi: salita ore 5, discesa ore 1
Materiale: normale dotazione alpinistica, presenti circa 25 chiodi comprese le soste
CENNO GENERALE
Eì una delle più famose ed eleganti salite in libera, di media difficoltà, delle Dolomiti.
La via supera il grande diedro ad angolo retto formato dall'incontro della stretta parete Ovest del campanile con lo Spallone.
E’ una via molto logica, ben attrezzata, anche nelle soste.
La scalata non è mai faticosa, nel diedro gli appigli sono generalmente piccoli, ma molto solidi e netti.
E' una via sulla quale ci si può divertire molto, a condizione che la si affronti in buone condizioni fisiche e di allenamento.
Infatti, anche se non presenta passaggi molto difficili, risulta impegnativa per la continuità e perchè sorprendentemente lunga come sviluppo, 15-16 lunghezze di corda, la maggior parte dei quali è di IV sostenuto, mentre gli altri non scendono mai sotto il III.
ACCESSO
Dal rifugio Brentei, seguire il sentiero che porta alla Bocca di Brenta (m 2549).
Sotto lo spallone del Campanile Basso, abbandonare il sentiero e raggiungere la base dello spigolo sud-ovest dove inizia la via Graffer-Miotto (ore 0.45).
Attaccare il grande diedro che inizia con una rampa obliqua a destra.
Per chi proviene dal rif. Pedrotti, raggiunta la Bocca di Brenta, scendere verso il Brentei e raggiungere la base dello spallone del Campanile Basso (ore 0.30).
ATTACCO
Il gran diedro termina in basso con una specie di pilastro, la cui faccia sinistra forma una stretta e ripida rampa rocciosa fessurata, obliqua da sinistra a destra.
Attaccare circa 70 m più in alto della base dello spallone e salire per due lunghezze lungo le fessure della rampa, a un terrazzino (III e IV, 2 ch.).
Da qui, aggirando a destra lo spigolo del pilastro, prendere la continuazione della rampa, formata da una placca (IV +), che porta su un spiazzo detritico alla base del diedro vero e proprio.
SALITA
1) Salire per la rampa inclinata non difficile fino ad un chiodo di sosta. 25 m di III.
2) Proseguire per la rampa ora più verticale (2 ch.), uscire a destra fino ad un comodo terrazzo. 35 m di IV.
3) Superare un salto strapiombante (chiodo ad anello, passo di IV+) e proseguire per placche. Sosta dopo 30 m di IV con un passo di IV+.
4) Superare una placca uscendo a destra su uno spiazzo detritico al culmine di un pilastro appoggiato. 25 m di III+.
5) Salire per alcuni metri sul fondo di un camino che ha una buona lama, superare alcuni salti di rocce rotte fino a un terrazzino da cui parte verticale il diedro. 20 m di III.
6) Salire il diedro: 5 m diritto (ch.), aggirare un salto a destra e quindi rientrare sulla verticale; su poi diritti uscendo alla fine sulla parete di sinistra. 40 m di IV e IV+.
7) Salire ancora per il diedro, ora più inclinato, sulla parete di destra fin sotto un grande tetto giallo. 30 m di IV
8) Uscire a destra, aggirare lo spigolo della faccia destra del diedro e proseguire diritti su rocce facili fino ad un chiodo di sosta. 30 m di III.
9) Salire diritto attraversando una placca (ch.), fino alla base di un pilastro rosso.
Attaccare il pilastro salendolo da sinistra a destra e poi diritti (ch.) fino alla sua cima.
Sosta su una buona piazzola con 2 ch. ; 35 m di IV.
10) Attraversare alcuni metri a destra (2 ch.) e poi diritto fino alla base di un diedro-camino; risalire i primi 10 m. fino ad una buona sosta 30 m di III e IV.
11) Ancora diritti per il diedro e le placche sulla destra, sosta dopo 35 m di IV.
12) Tenendosi sulla faccia destra del diedro evitando la spaccatura con blocchi incastrati e superando delle placche con passi a volte impegnativi. 35 m di IV.
13) Ancora diritto (leggermente a destra) sulle rocce grigie fin sotto un tetto; sosta dopo 40 m su buoni spuntoni, 30 m di IV.
14) Superare a sinistra la costola che delimita il tetto, non alzarsi molto, ma attraversare orizzontalmente a sinistra per 15 m fino a ritornare sul fondo del diedro in una specie di caverna; sosta dopo 20 m II e III-; non salire fino ad una specie di cengia superiore che risulta poi strapiombante e difficile.
15) Dalla nicchia, con un passo faticoso, raggiungere un chiodo, uscire a destra dal diedro, raggiungendo lo spallone; 10-15 m di IV con un passo di IV+.
E' possibile anche uscire sullo spallone attraverso un buco che spesso però risulta intasato dal ghiaccio.
DISCESA
La via termina in cima allo spallone ove si prende lo «Stradone Provinciale» dal quale ci si cala, per chi vuol salire in cima al campanile (vedere Via Normale).
MIE IMPRESSIONI
Percorsa una volta nell’Agosto 1969 con Giancarlo Balossi e Pier Colombo e una seconda volta nell’Agosto 1987 con Giovanni Turconi.
Via molto elegante di classica arrampicata in diedro in un ambiente fantastico.
La via ha una difficoltà media, ma continua con 2 punti in cui prestare attenzione:
alla "fetta di arancia" , uno strapiombino con traversino (5°) alla fine del diedro dove non si capisce se continuare per il diedro che diventa strapiombante o stare a destra su placca e obliquare per poi rientrare con un traverso non facile.
Di Balossi non so cosa dire, un ragazzo atletico che non ha continuato in questa attività a un certo livello.
Pier Colombo mi è parso molto forte e capace, ma ho saputo che qualche anno dopo è morto in montagna in circostanze che non ricordo.
Relazione Riassuntiva
Il diedro è formato da due pareti verticali che s'incontrano ad angolo retto.
Salire alcuni metri sul fondo di un camino, poi su delle rocce rotte.
Alzarsi in spaccata nel fondo del diedro, su piccoli e saldi appigli, con arrampicata elegante (60 m, 2 ch., IV+) fin dove il diedro si chiude sotto degli strapiombi gialli.
Uscire allora a destra, su rocce meno ripide e gradinate sulla parete oltre lo spigolo che delimita la faccia destra del diedro (o ancora nel fondo del diedro IV+, 1 ch.), e a destra raggiungere comode terrazze.
Salire a una specie di nicchia.
Un pò a sinistra della nicchia scalare una fessura formata da una lama di roccia gialla staccata dalla parete (" fetta d'arancia "), stretta e all'inizio strapiombante, che costituisce la maggiore difficoltà dell'ascensione (V-).
Superarla, ritornare a sinistra nel fondo del diedro solcato da una lunga fessura-camino, formata dalle due pareti che quasi si sovrappongono.
Salire tutta la fessura, lunga circa 100 m, superando varie strozzature (pass. IV+) fin dove termina in una caverna sormontata da un tetto; penetrare fino in fondo alla caverna e per uno stretto foro, umido e spesso ghiacciato, raggiungere lo Spallone e sullo stradone provinciale (se il foro è ostruito dal ghiaccio, superare esternamente lo strapiombo, arrampicando sulla parete verticale fino all'altezza dello Spallone e traversando poi a sinistra per una stretta cengia).
Dallo Spallone, per la via normale o per altra via, raggiungere la vetta o scendere direttamente.
(ore 4-5 dall'attacco).
VARIANTI STORICHE
VARIANTE D'ATTACCO FABBRO-SCOTONI
Nel 1923, V. E. Fabbro e L. Scotoni, in occasione della salita italiana del diedro iniziarono l'arrampicata alquanto più in alto, a destra dell'attacco Fehrmann, salirono per pochi metri per una stretta fessura umida, chiusa in alto da un masso, uscirono a sinistra con una traversata di 4-5 m su scarsi ed esili appigli e proseguirono, sempre con difficoltà, fino a una cengia coperta, che li portò verso sinistra, aggirando uno spigolo, all'inizio del gran diedro della via Fehrmann. (Questo attacco è più breve ma più difficile dell'attacco originale Fehrmann).
VARIANTE D'ATTACCO MIOTTO-LARSIMONT
Nel 1933 A. Larsimont e A. Miotto attaccarono la roccia proprio sulla direttiva del gran diedro (a destra dell'attacco Fehrmann e a sinistra dell'attacco Fabbro), salirono per rocce biancastre e frastagliate in direzione di un grande masso che sembra incollato alla parete e, giunti a un punto di sosta, traversarono a destra, un po' più in basso, per 3 m, quindi salirono al soprastante terrazzino e attraversando a sinistra, in alto, tra il masso e la parete, giunsero su un altro ripiano più ampio.
Da qui, per un facile diedro, poterono salire all'inizio del gran diedro della via Fehrmann. (E' l'attacco più diretto a questa via).
VARIANTE MEDIANA NEGRI-PRATI
Giunti sotto gli strapiombi gialli della parte mediana, invece di spostarsi verso la parete a destra, si sale direttamente per una fessura strapiombante verso uno stretto camino, lungo il quale, superando altri strapiombi, si riesce all'inizio della lunga fessura-camino (C. Negri e M. Prati, 1935).
VARIANTE IN PARETE
Nell'ultimo quarto della via, invece di superare la fessura-camino di 100 m si può salire più a destra in parete, circa a metà fra la fessura stessa e lo spigolo SO del Campanile (3 lunghezze, pass. IV +, 9 ch. compresi quelli di sosta).
Dalla cengia all'altezza dello Spallone si attraversa con passaggi difficili allo Spallone.
VARIANTE TERMINALE HECKMEIER
A. Heckmeier con Maria Casè e S. Emmer, nel 1933, invece di salire la lunga fessura terminale della via Fehrmann, si tenne più a destra, sullo spigolo SO, fino all'altezza dello spallone.
Poi aggirò verso destra lo spigolo e, traversando ancora un tratto sulla parete strapiombante, raggiunse una fessura gialla che lo portò direttamente all'albergo al sole, nel punto dove ha inizio la via Meade.
Per questa via raggiunse quindi la vetta, tracciando così un' itinerario molto diretto, ma, in parte, di estrema difficoltà.