Via PIUSSI  TORRE  TRIESTE

Parete sud ovest   Direttissima 

Primi salitori:  Ignazio Piussi e Giorgio Redaelli, 6 - 10-9-1959

Difficoltà:  4°, 5°, 5°+, 6°, A1, A2, A3

Dislivello:  730 m.

Tempi:  ore 79 (tempo di arrampicata effettiva dei primi salitori)

Materiale:  i primi salitori hanno usato 330 chiodi normali, 90 chiodi ad espansione e 45 cunei di legno. Chiodi rimasti in parete: 25 normali e 50 ad espansione.

Relazione dei primi salitori.

I secondi salitori hanno usato (oltre a quelli esistenti): 350 chiodi e 40 cunei.

Chiodi e cunei rimasti in parete (oltre a quelli esistenti): 170.

Altezza della parete 730 m, dei quali 450 strapiombanti con continuità e superabili solo con l'uso dì grandi mezzi artificiali. Assicurazione su staffe.

A 250 m. dalla base, ci si trova completamente isolati.

La ritirata è bloccata da forti strapiombi e l'uscita sui lati è da ritenersi improbabile.

È da considerarsi impossibile anche un eventuale soccorso, dall'alto, a causa degli enormi tetti che caratterizzano la parte centrale della parete.

Bivacchi 4, di cui: il primo su staffe; il secondo su cengia; il terzo su terrazzino, coi piedi nel vuoto; il quarto, un alpinista ancorato ad uno spuntone e l'altro imbragato alle corde.

Si consiglia agli eventuali ripetitori di portarsi appresso una quarantina di cunei medi e grossi.

ATTACCO

Dal rifugio Vazzolèr, seguire il sentiero e portarsi fin sotto la parete sud della Torre Trieste.

Salire alla base di questa, mirando al piccolo ghiaione, al centro della parete, che scende incuneandosi fra i mughi (ore 0,40).

SALITA

Alla base della parete, sulla destra del ghiaione, sporge uno zoccolo alto circa 20 m, ricoperto di detriti.

Salire sulla sinistra il facile canale fra lo zoccolo e la parete e raggiungere la cima dello zoccolo.

Attaccare la soprastante parete grigia verticalmente per circa 20 m. (3°), e poi obliquare a sinistra per altri 20 m. (4°) fino ad arrivare su una comoda cengia.

Dalla cengia salire in verticale (20 m; 4°+), superare un breve diedro-fessura.

Continuare per altri 20 m., obliquare verso destra, arrivare sulla grande cengia inclinata alla base dei gialli visibile dal basso.

Seguire la cengia verso sinistra (40 m.) per raggiungere la base di due fessure verticali.

Seguire la fessura di destra con attacco strapiombante per 4-5 m (5°; 1 C).

Superato lo strapiombo, lasciare la fessura spostandosi per circa 4 m. verso destra (5°).

Salire in verticale per 6-7 m. incontrando le stesse difficoltà e riprendere la fessura che finisce dopo circa 5 m. (4° ).

Spostandosi per qualche metro a sinistra, si approda su un comodo terrazzino (1 CF).

Dal terrazzino salire in obliquo un pò verso destra per circa 20 m. (4°) e raggiungere una cengetta inclinata, coperta di detriti.

Seguire la cengetta, per 40 m. verso destra, e raggiungere la base del secondo gradino di roccia grigia.

Salire lungo il limite del gradino, alto circa 25 m., superando difficoltà estreme fin dall'attacco.

Dopo circa 6 m. superare un piccolo tetto e 3 m. sopra (ottimo chiodo) obliquare a destra per qualche metro, fino a una fessura formata da un placca staccata.

Con l'ausilio di un cuneo entro un buco raggiungere un naso di roccia compatta (chiodo ad espansione); sopra il naso si trova una placca gialla e strapiombante, superabile solo con l'uso di chiodi ad espansione.

Segue poi uno strapiombo di 7-8 m., friabilissimo, che si vince con chiodi normali.

Sopra lo strapiombo la roccia continua ad essere molto friabile ed a piccoli tetti.

Obliquare verso destra, puntando ad una macchia grigia, dalla forma caratteristica di rivoltella.

Questo tratto (circa 20 m.) è particolarmente delicato per il susseguirsi di strapiombi, che costringono ad operare completamente nel vuoto, e per la roccia malsicura, che obbliga ad alternare chiodi normali a chiodi ad espansione.

Il calcio della «rivoltella» è caratterizzato da una placca grigia e compatta, che si supera in diagonale da sinistra a destra per incontrare un diedro verticale, alto 5-6 m, che si sale con l'uso di chiodi normali.

Si è ora costretti a superare uno strapiombo alto 6-7 m, con attacco difficilissimo per difficoltà di chiodatura.

Sopra lo strapiombo si raggiunge un' esile cengia.

Traversare per qualche metro a destra (artificiale) per riprendere a salire verticalmente, superando un forte strapiombo e puntando ad una seconda macchia grigia sovrastata da una piccola cengia, che ospita il primo aereo bivacco.

Dal posto di bivacco, spostarsi qualche metro a destra, raggiungere la base di un grande strapiombo da superare verticalmente, con rilevante chiodatura.

Obliquare a destra qualche metro e puntare ad un blocco grigio semi-staccato.

Salire sopra il blocco.

Proseguire in verticale per circa 30 m., evitare sulla destra una grande placca pericolante, e raggiungere una cengia detritica.

Continuare con una traversata delicata a sinistra, lungo una cengia detritica, per raggiungere la verticale di un lungo diedro, alto circa 60 m.

Raggiungere la base del diedro evitando un primo tetto sulla sinistra ed un secondo sulla destra, restando ugualmente sospesi nel vuoto.

Il diedro, nei suoi primi 20 m., pur ostacolato da un tetto, risulta abbastanza agevole per facilità di chiodatura; non è così la parte superiore che, dopo 15 m, si è costretti ad abbandonare portandosi a destra su un comodo posto di assicurazione.

Superare ancora uno strapiombo ed una placca liscia (chiodo ad espansione) e le difficoltà scendono fino ad una grande cengia che taglia a circa a metà la parete (secondo bivacco, comodo).

La seconda parte della salita si svolge interamente lungo il grande diedro che solca al centro la parte superiore della parete.

Con l'aiuto di qualche chiodo, si arriva su un piccolo terrazzino.

Seguire il fondo del diedro che dopo 10 m. presenta un piccolo tetto da superare direttamente. Ancora 10 m. in verticale, poi un secondo tetto più marcato che si evita in parte, salendo sulla parte opposta di un blocco incastrato nel diedro stesso: manovra estremamente delicata.

Sopra il tetto, il diedro s' inclina leggermente a sinistra.

Seguire il diedro lungo la fessura di fondo, difficile da chiodare per la roccia compatta.

In questo tratto il diedro presenta la parete sinistra gialla e la destra grigia.

Arrivati sotto un terzo tetto, lo si evita chiodando la sua base e uscendo a sinistra per raggiungere un piccolo terrazzino.

Seguire ancora il diedro per circa 30 m., con difficoltà meno accentuate, e raggiungere un piccolo terrazzo (terzo bivacco).

Da questo punto, la fessura nel fondo del diedro si allarga ed è possibile seguirla solo con l'uso di cunei di legno; così per 40 m. su roccia compatta, fino ad un terrazzino.

Salire ancora verticalmente, per circa 30 m., con rilevante chiodatura, fino ad uno spuntone attaccato alla parete di sinistra del diedro.

Si presenta ora una parete liscia gialla e strapiombante, solcata da una fessura che la incìde da sinistra a destra, scomparendo sotto un enorme tetto.

Superare un forte strapiombo, poi seguire la fessura che richiede l'uso di cunei di legno.

(Ritorno per il quarto bivacco allo spuntone attaccato alla parete, dove un alpinista trova una discreta sistemazione, mentre l'altro s'imbraga alle corde, sul vuoto).

Lasciare la fessura 6-8 m. sotto il grande tetto e con chiodi ad espansione alzarsi in obliquo a destra, quasi all'altezza del tetto.

Traversare in orizzontale a destra e, salendo sulla parete destra del diedro, raggiungere una fessura verticale, sulla destra del tetto, che si segue per circa 15 m.

Si arriva così su una grande terrazza dove finiscono le grandi difficoltà.

Salire ora su una parete per circa 60 m., con difficoltà di 4° e 5°, fino a raggiungere la base del camino, che, con difficoltà dì 5° e 5° +, porta sulla cima.

ALTRA RELAZIONE  Parete sud-ovest   Direttissima  Via Piussi-Redaelli

Primi salitori:  I. Piussi, G. Redaelli, 6/10-9-1959

Difficoltà:  6°, A4   Coefficiente Difficoltà: 10239   Coefficiente Globale: 12798

(50*0,2)+(50*0,5) +(20*5)+(25*0,5) +(30*5) +(25*3)+(20*5) +(40*0,2) +(40*20) +(25*20)+(10*18) +(15*21)+(15*16) +(15*20)+(10*16) +(15*16)+(10*10)+(10*20) +(15*10)+(10*3) +(20*18)+(20*20) +(25*16)+(25*21) +(20*14)+(20*8) +(15*18)+(20*20) +(15*20)+(10*18)+(10*10) +(15+14)+(20*20) +(25*16)+(25*18) +(20*8)+(20*10) +(25*8)+(25*10) +(60*8)+(60*10) = 10329 910m.

Dislivello:  730 m.

Sviluppo:  910 m.

Rischio: R5 (scala 1-6)

Tempi:  ore 15

Relazione M. Dell'Agnola.

Per i primi 18 tiri fino alla cengia seguire lo schizzo.

Dalla cengia i tiri sono i seguenti:

I)  40 m (5°, 5°+, 6°+, A4).

Seguire il diedro giallo fino a tre chiodi a pressione di sosta.

II)  40 m (5°, 6°, A1).

Diedro e masso incastrato, poi piccoli tetti e diedro grigio.

IlI)  37 m (5°, 5°+).

Diedro fino ad un tetto che si evita a sinistra.

Proseguire per diedri grigi poi a destra su un terrazzino.

IV)  45 m (5°, 6°).

Proseguire fino al diedro fessura giallo-nero che si supera con difficoltà crescenti.

Sosta al terrazzino della 2° cengia.

V)  20 m (4°+, A1, A4).

Diedro nero di destra fino ad un terrazzino, poi a sinistra facilmente.

VI)  42 m (5°+, 6°+, AO)

Si è alla base dei gialli.
Traversare 4 m. a sinistra e seguire la fessura più gialla (non seguire i cunei sopra la sosta).

VII)  47 m (A1, 4°+).

A destra fino alla base del camino che si segue fino ai gradoni terminali.

VIII - IX)  70 m (2°, 3°, 4°).

A destra e poi a sinistra fino ai camini della Via Carlesso.

X - XI - XII)  Per il camino in vetta.