SPIZ DI LAGUNÀZ
m. 2338SPIZ di LAGUNÀZ m. 2338 - Parete Ovest - diedro Casarotto-Radin
Primi salitori: Renato Casarotto e Piero Radin, dal 7 al 11 giugno 1975
Difficoltà: V+, VI, tre tratti di VI+, un passaggio di VII- e due brevi tratti di A1 (o VII+).
Coefficiente Difficoltà: 5763 Coefficiente Globale: 6915
(45*3) +(25*3)+(25*0,5) +(50*0,5) +(50*0,7) +(50*3) +(20*3)+(20*5) +(30*10) +(10*14)+(10*16)+(10*20) +(10*14)+(10*18)+(10*20) +(10*10)+(10*18)+(10*5) +(30*8)+(20*10) +(50*3) +(50*5) +(30*8)+(15*10) +(15*8)+(15*16)+(15*10) +(50*10) +(15*10)+(15*12) +(30*16)+(10*8) +(50*3) +(50*0,5) +(40*0,5) +(50*3) +(50*0,5) = 5763 1005m.
Dislivello: 1350 m (di cui 600 m di zoccolo); 23 lunghezze.
Rischio:
R4Materiale: una serie di nuts e friends anche fino al 4, una dozzina di rinvii e la normale dotazione alpinistica (martello, chiodi, ecc.)
Tempi: salita ore 8-11
Questa severa e meravigliosa via risale una bellissima parete in uno dei posti più selvaggi delle Dolomiti.
Su questa via è molto importante essere preparati ed affiatati, una ritirata potrebbe essere molto complessa, i cellulari non prendono fino a quando non si è in vetta e sicuramente non vedrete anima viva per dei giorni.
Questa via è soprannominata "il Diedro Nascosto" perché dall'attacco della via o da fondo valle non si riesce a scrutare l'interno del diedro fino a quando non si è a metà della via e lo trovi davanti.
Difatti è sempre un'incognita sapere se è bagnato, per questo motivo è consigliabile aspettare qualche giorno di sole dopo delle grandi piovute.
L'arrampicata è quasi sempre sostenuta ed anche quando si entra nel diedro le difficoltà non sono finite, il diedro è poco protetto e su roccia slavata.
E' una via da non sottovalutare e, tra l'accesso, la via e la discesa, risulta essere una delle più impegnative delle Dolomiti.
Lo Spiz di Lagunàz è il diedro più perfetto e regolare delle Dolomiti lungo 800 m..
Renato Casarotto e Piero Radin l’hanno realizzata in 5 giorni d'arrampicata.
Per accedere alla defilata parete dello Spiz di Lagunàz. occorre risalire con percorso tortuoso lo zoccolo della Terza Pala di San Lucano, per poi traversare lungamente su una esposta cengia fino sotto le rocce, dove, dopo 600 metri di dislivello inizia la scalata vera e propria.
Il tracciato si divide in tre parti: inizialmente sale lungo una serie discontinua di diedri e fessure, dapprima con difficoltà contenute e poi districandosi abilmente fra una repulsiva fascia di tetti, quindi percorre il grandioso diedro a libro aperto che termina su una larga cengia detritica, e infine supera con medie difficoltà la cuspide sommitale dello Spiz di Lagunàz.
Arrampicata molto bella e elegante, in special modo lungo il diedro.
La roccia è di buona qualità su quasi l'intero percorso e le difficoltà abbastanza sostenute, a cui poi si somma anche la necessità di doversi proteggere per lunghi tratti.
Relativamente ben chiodate invece le tre lunghezze più impegnative.
Nel decimo tiro, sulla traversata che costituisce la chiave per entrare nel diedro, conviene abbassarsi dal caratteristico chiodone artigianale piantato nel mezzo di una placca, e spostarsi agevolati da un'ottimo appiglio rovescio.
Si raccomanda di intraprendere la scalata solo con condizioni meteo stabili, poiché col maltempo il grande diedro può trasformandosi in un'autentica cascata d'acqua, impossibile da percorrere e oltremodo pericoloso per le cadute di sassi.
Nel caso di un bivacco in parete, i posti più confortevoli e riparati sono la grotta già adibita a questo scopo sulla cengia d'accesso, due comode nicchie nella nona lunghezza, dopo il doppio tetto, e sulla larga cengia al termine del diedro.
Anche sulla discesa si trovano diversi posti favorevoli.
Grandiosa via, riservata a cordate ben preparate e di buona resistenza fisica, tenendo in conto anche la lunga via di discesa, che dovrebbe essere vista come approppriato ritorno da uno dei luoghi più selvaggi e isolati delle Dolomiti.
Punto di partenza
Baita del Tita 785 m, in località Mezzavalle, che si raggiunge da Taibon Agordino percorrendo la strada asfaltata in Valle di San Lucano.
ACCESSO
Dalla Baita del Tita, si sale nel fitto bosco per il ripido pendio fino sotto le rocce della Terza Pala di San Lucano.
Attaccare lo zoccolo alquanto sulla sinistra, in corrispondenza di un canale incassato ed ascendente verso destra, difficilmente individuabile dal fondovalle (30 minuti).
Rimontare questo canale erboso, aggirando un primo risalto ed uno successivo con un giro sulla destra, seguendo le tracce di passaggio e gli ometti segnavia, per circa 150 m (I e II).
Al suo termine traversare a destra nella boscaglia, poi salire faticosamente fra gli arbusti, riportandosi in alto progressivamente verso sinistra.
Proseguire superando un un risalto roccioso, prima su una placca coricata e poi sul fondo di un canalino, quindi per zolle erbose, cespugli, ed alcuni brevi salti rocciosi, fino a un ripiano inclinato (I, Il e due passaggi di III).
Spostarsi sulla cengia verso sinistra allo spigolo che delimita lo zoccolo, e salire lo spigolo di buona roccia, aggirando in alto una parete verticale con una deviazione sulla destra, poi ancora per cespugli fino alla grande cengia che taglia interamente la parete Sud della Terza Pala di San Lucano, dividendo l'alto zoccolo dalla parete vera e propria (Il e III).
A questo punto percorrere la cengia verso sinistra, prima stretta e disagevole, poi si oltrepassa lo spigolo e continuare per la cengia discendente, ora più larga ed inclinata, superando una interruzzione e un breve camino con masso incastrato.
Proseguire lungo il pendio erboso (ottimo posto da bivacco in una comoda nicchia), fino a uno sperone che precipita nel Boràl di Lagunàz (I, Il e un passaggio di III+);
(ore 3 - 3.30 per lo zoccolo).
Materiale dei primi salitori
Durante la prima ascensione sono stati impiegati 50 chiodi e 6 cunei di legno, dei quali una trentina sono rimasti in loco (altri 40 chiodi furono utilizzati per la discesa).
Attualmente la via è chiodata in modo sufficente specialmente nei tratti più impegnativi.
Anche gran parte delle soste sono attrezzate o perlomeno parzialmente chiodate.
Per integrare le protezioni sono necessari una serie di stopper e una serie di friend.
Un assortimento di chiodi è inoltre necessario, come un sacco da bivacco.
DISCESA
Il ritorno dallo Spiz di Lagunàz è oltremodo laborioso e complesso: prima bisogna calarsi in un intaglio e arrampicarsi sulla Torre di Lagunàz, quindi altre calate nella successiva forcella e risalita delle pendici erbose del Monte San Lucano, per raccordarsi infine a uno dei sentieri che con lunga discesa riportano a fondovalle.
Tutto questo a conclusione di una scalata già di per sé lunga e faticosa.
Richiede dunque una buona resistenza fisica, oltre che capacità di orientamento e prontezza nelle manovre di corda, sono necessarie 2 corde di 50 m.
Dalla cima dello Spiz di Lagunàz seguire la breve cresta in direzione Nord, contornando l'imbuto di un camino, fino al primo ancoraggio di calata (su un pino mugo) in prossimità dello spigolo Nord-Est.
Calata di 45 m, raggiungere un terrazzino sulla sinistra orografica del profondo camino percorso dalla via Comici.
Prossimo ancoraggio servito da due chiodi con cordino.
Calata di 50 m, allontanandosi dal camino, fino a un terrazzino.
Spostarsi sulla cresta, passando fra due gendarmi, e abbassarsi sul versante Nord (in direzione del Boràl di Lagunàz) fino a una clessidra con cordino, sopra un salto verticale (40 m; II).
Calata di 50 m nel vuoto, a un terrazzo (comodo posto per bivacco) sul fondo del canale divisorio fra lo Spiz e la Torre di Lagunàz.
A questo punto occorre risalire sulla Torre di Lagunàz: si seguono delle esili cenge traversando per circa 50 m il versante Ovest della Torre (in direzione della Quarta Pala di San Lucano).
Si risale un colatoio incassato e a una diramazione tenersi sulla destra, per portarsi in un anfiteatro detritico.
Continuare su rocce insicure, spostandosi progressivamente verso sinistra a un caminetto, quindi ancora a sinistra e per una rampa-canale raggiungere la sommità della Torre di Lagunàz 2296 m (180 m; II, III e III+); (ore 1.30).
Dalla Torre di Lagunàz abbassarsi brevemente verso Nord a un ripiano sotto i mughi, dove è collocato il primo ancoraggio di calata su un masso incastrato con cordino.
Calata di 45 m, in prossimità dello spigolo, fino a un piccolo gradino.
Prossimo ancoraggio con chiodi e clessidra.
Calata di 40 m, sul versante Ovest dello spigolo, fino a una cengia con ottima clessidra e cordino.
Calata di 45 m, quasi tutta nel vuoto, che deposita in prossimità della Forcella della Torre.
A uno dei grossi blocchi appoggiati sull'insellatura, è appesa la custodia zincata del libro delle salite.
Da qui rimontare il ripido crinale erboso del Monte di San Lucano, fino all'altezza di una cengia erbosa che permette di traversare a sinistra, sopra una parete verticale.
Percorrere questa stretta cengia, seguendo una traccia di camosci (comodo posto per bivacco in un anfratto) e girando la cresta sul versante settentrionale.
Scendere ora per una fascia di rocce articolate (100 m; ll e qualche passaggio di III) alla cresta che collega il Monte di San Lucano alla Quarta Pala (100 m; Il e qualche passaggio di III).
Passando in prossimità dell'Arco di Bersanèl seguire delle tracce che in direzione Ovest conducono alla Forcella di Gardés 1998 m (ore 1.30; ore 3).
Seguendo il sentiero (segn. 764) scendere direttamente nella Valle di San Lucano, passando per la Casèra di Gardés 1774 m e raggiungere infine l'abitato di Còl di Prà 843 m (ore 1.30; ore 4.30).
Non rimane che percorrere alcuni chilometri di strada asfaltata fino a riportarsi alla Baita del Tita.
Relazione dei primi salitori.