TOFANA di ROZES Via PAOLO VI
DIRETTISSIMA per PARETE S.E. (Via PAOLO VI).
Primi Salitori: B. Lorenzi, B. Menardi, A. Michielli, C. Gandini e A.
Zardini, 17-22 VI 1963
Difficoltà tradizionale: 6°+ e
A2
Difficoltà in libera: 7a , con qualche
passo di 7b; 6a+ / 6c obbligato
Coefficiente di Difficoltà: 6955; 7525 in libera
Coefficiente Globale: 8346; 9030 in libera
(20*8)+(10*10)+(10*5) +(15*10)+(10*8) +(15*5)+(20*8) +(20*5)+(20*3)+(10*8)
+(20*16)+(10*18)+(10*8) +(25*10)+(5*16) +(15*18) +(40*16) +(20*8)+(20*16)
+(10*16)+(10*18) +(20*18) +(10*18)+(10*10)+(5*16) +(20*18)+(10*3)+(10*16)+(10*8)
+(20*5)+(20*8)+(10*3) +(25*8)+(25*10) +(40*10) +(50*10) +(20*8)+(20*3) +(30*3) =
6955 690m.
(20*8)+(10*10)+(10*5) +(15*10)+(10*8) +(15*5)+(20*8) +(20*5)+(20*3)+(10*8)
+(20*16)+(10*19)+(10*8) +(10*10)+(10*16)+(10*18)+(10*18) +(15*18)
+(20*16)+(10*19)+(10*21) +(10*8)+(10*16)+(10*19) +(10*20)+(10*19)
+(10*18)+(10*22) +(15*21)+(10*18) +(20*18)+(10*3)+(10*16)+(10*8)
+(20*5)+(20*8)+(10*3) +(5*8)+(5*3)+(10*16)+(15*18) +(15*18)+(10*16)+(5*8)
+(15*21)+(15*10)+(15*8)+(5*3) +(40*3) = 7525 635m.
(via Originale)
Dislivello: 500 m.
Sviluppo: 690 m.
Rischio:
R4
Materiale: i primi salitori hanno
usato 350 chiodi, 3 ad espansione,
lasciati 300, nel 1997 erano presenti circa 150 chiodi, portare un friend N° 0
per proteggere uno strano passaggio difficile (su placca strapiombante), in
quanto in caso di volo si rischia di farsi male.
Portare una ventina di
rinvii e cordini, friends e nuts, qualche chiodo a lama, 2 staffe con fifi e
cordino per recupero.
Tempi:
12 ore (65 ore dei primi salitori).
MIE IMPRESSIONI
Percorsa nel Luglio 1997
(a 54 anni) con R. Bernard.
Via con impressionanti
difficoltà dovuto alla schiodatura che è avvenuta nel tempo.
Ora ci sono circa la
metà dei chiodi dei primi salitori e pertanto è diventata una via mista
artificiale libera con passi obbligatori di alto livello.
Usando i chiodi ho
valutato la difficoltà globale come 6°+ / A2 e con passi obbligatori fino al 6c.
In libera la difficoltà
sale a 7a / 7b.
Non ci sono possibilità di ritirata
attrezzate, si può uscire.solo alla prima cengia.
L’attrezzatura in parte è stata
rinnovata con chiodi nuovi, ma molti di questi sono al centro di cunei in legno
posti in fori naturali o sono affiancati per spessorare delle fessure.
Le soste sono appena accettabili e
senza spit di rinforzo.
La roccia nel complesso è buona
e non dà seri problemi, bella in alcuni tratti,
friabile in due tiri.
La via non dà respiro,
è un susseguirsi di tiri difficili, si è quasi in perenne strapiombo con una
fatica di braccia eccezionale.
La via è piena di
traversi e traversini che richiede un secondo bravo quasi quanto il capocordata.
A metà via mi è uscito
un chiodo con conseguente pendolo nel vuoto.
Mi spiace per chi
ripasserà di lì e dovrà fare quel tratto in libera (molti auguri).
Per la lunghezza , la
difficoltà, la continuità, l’impegno ritengo sia la via più difficile che abbia
fatto alla pari con la Via Hasse - Blandler alla Lavaredo (che mi ha distrutto).
In alto invece di
seguire l’uscita originale (un camino bagnato) abbiamo obliquato a sinistra e
siamo usciti sulla adiacente Via Costantini - Apollonio non proprio semplice.
Al tetto ad occhiali
abbiamo trovato un paio di guanti , lasciati da Piero Del Prà nell’inverno in
occasione della sua ripetizione in solitaria.
A destra della via lo
stesso Del Prà ha aperto a spit 2 vie con difficoltà di 7b / 7c con chiodi
distanti (auguri).
LINEA di SALITA
L'attacco è di facile individuazione, oltrepassare il
primo spigolo, uno scudo fa da base alla parete ed è visibile 20
m. sopra una “finestra”
bianca.
La via si sviluppa a
destra della Via Costantini-Apollonio.
Attacco sulla verticale
di una placca gialla circa 30 m. dalla base del canale fra il Primo Spigolo di
Rózes ed il Pilastro.
Superato un salto di 6-8
m., prendere un diedro aperto sulla sinistra della placca.
Superare il diedro sulla
sinistra, continuare in obliquo verso destra, fino ad un secondo diedro da
percorrere per tutta la sua lunghezza.
Evitare un tetto con una
traversata e salire obliquando a sinistra, fino alla base di un altro diedro,
sosta su un terrazzino erboso.
Traversare per 4-5 m. a
sinistra e, mirando al diedro superiore, raggiungere direttamente la prima
grande cengia visibile anche dalla base (5°-5°+ senza chiodi, usare
friends e nuts).
Sulla cengia
attraversare qualche metro a destra, vincere una lama e per placche gialle fino a un diedro
fessurato con un piccolo tetto che si supera sulla destra.
Proseguire per rocce
verticali fino ad un piccolo terrazzo.
Obliquare a destra,
proseguire diritto per circa 15 m. (molto difficile); poi per roccia compatta fino alla base di un grande tetto giallo, che sporge circa 3 m.
e che si deve superare direttamente.
Traversare a destra sul
bordo del tetto, fino alla base di un diedro che, dopo 4 m., porta ad un
terrazzino.
Continuare in verticale
per 6-8 m.; poi verso destra per rocce difficili, fino ad un diedro che porta
direttamente ad un secondo grande tetto.
Superare il tetto sulla
destra, poi obliquando ancora a destra per rocce molto difficili.
Continuare
verticalmente fino a raggiungere la seconda grande cengia (eventuale posto di
bivacco sulla sinistra).
Dalla cengia salire
circa 5 m., obliquare un pò a destra, fin sotto un diedro, che si segue per
8 m.
Con breve traversata a
sinistra per rocce meno difficili raggiungere un grande strapiombo (buon posto
di sosta).
Salire verticalmente per
5 m. ad un terrazzino, traversare a sinistra 3 m. e su diritti fino ad una
nicchia.
Dalla nicchia,
obliquando leggermente verso destra per 10 m., per rocce difficili e friabili
(placca bianca) salire fino al centro di 2 grandi tetti, dalla caratteristica
forma di "occhiali" , ben visibili dal basso.
Traversare 4 m. a
sinistra, fino sul caratteristico "naso", poi salire in verticale per 40 m. di
rocce molto strapiombanti, fino ad un terrazzino su rocce nere (bivacco dei
primi salitori).
Dal terrazzino
proseguire sempre verticalmente per un diedro, uscirne dopo circa 10 m. sulla
sinistra.
Ritornare sulla destra,
raggiungere dei salti di roccia friabile, che portano ad una nicchia gialla.
Continuare diritti fino
ad un diedro, scalarlo fino ad un terrazzino (*) .
Dal terrazzino,
obliquando a sinistra su roccia un pò friabile, fino alla verticale del grande
diedro-camino che solca tutta la parte terminale della parete.
Evitando i maggiori
strapiombi, alzarsi per circa 50 m. fino ad una
nicchia.
Dalla nicchia andare a
sinistra ad un camino nero e stretto che, dopo 20 m., raggiunge una fessura
cieca orizzontale.
Per una fessura 3 m. a
destra, quindi, con difficile passaggio, ad un piccolo terrazzino
all'estremità destra della fessura.
Superare poi uno
strapiombo, quindi per rocce più facili raggiungere la cima.
Da terrazzino (*) se si
vuole evitare il grande camino della via originale (spesso bagnato o vetrato):
Salire verticalmente ed
in continuo leggero obliquo a sinistra raggiungere le rocce di uscita della via
Costantini-Apollonio.
Non ci sono chiodi e
soste (utili nuts e friends) (70 m. 5°+, 5°).
Con 2 lunghezze comuni
alla via Costantini-Apollonio raggiungere la forcella (4°) e la fine
della via.
SALITA
1) Salire
sulla
sinistra dello scudo nero iniziale in un diedro aperto senza chiodi, V, V+, IV, 35 m.
2) Continuare
diritto con degli zig-zag nel diedro obliquando poi a destra, V+,V, 20m.
3)
Salire per placche adagiate verso destra fino a salire su
un pilastrino dove si sosta, IV, V-, 30 m.
4) Puntare alla cengia erbosa
sotto i gialli della parte superiore (1° cengia), uscita sulla
cengia per un diedro e
poi verso destra fino alla sosta sotto una lama, IV+, 40 m.
5) Vincere la lama che parte direttamente dalla cengia
e un diedro bianco, la via zizaga tra i primi tetti, uscire
a destra dell’ultimo di questi su placca
fino alla sosta, VI+, A0 (VII), 40 m.
6) Segue un primo tratto
con roccia friabile che poi diventa ottima
e con chiodatura vicina, A0 (VI + / VII-), VI-, 25
m.
7) Si
presenta un tetto molto sporgente quasi orizzontale, con
difficile
ristabilimento in placca, A1 (IX / 7b+),
V+, 15 m.
8) Verso un'altro tetto, meno difficile con andamento diagonale
fino a una buona cengia, VI, A1 (VIII+), A0 (VII), 40 m.
9)
Seguire
un primo diedro friabile che si abbandona sulla destra prima che ritorni
fessura, di qui in traverso verso una nicchia a destra, VI, A0 (VII-),
40m.
10) Sempre
con roccia malsicura rasentare alcuni tetti sul loro
bordo destro, chiodi mobili e malsicuri; A1 (VIII-), VI+, A1
(VII), 20m.
11) Tiro
molto difficile (in libera 7b+) strapiombante con appigli dai
bordi friabili, molto continuo, VI+, A1 (IX), 20m.
12) Si
è giunti al “tetto degli occhiali” che
prende il nome da due chiodi accoppiati che sembrano formare la montatura di un paio di occhiali.
Uscire
dalla sosta con molta attenzione per la roccia incerta, superare il tetto
e poi un muro con chiodatura ravvicinata e rifatta da Piero del
Prà, VI+, A1 (VIII+), 25m.
13)
Traversare sotto un tetto (mettere friend 0, passo di 7a) e poi salire fino ad una
nicchia, V, VI, VI+, 45m.
14) Proseguire per risalti fino ad un pulpito staccato, III, IV+,
45m.
(dal pulpito noi, traversando verso sinistra,
ci siamo ricongiunti con l’ultimo tratto
della via Costantini-Apollonio)
Per chi vuole seguire la via originale (il
camino a volte è umido o ghiacciato):
15)
Obliquare verso destra costeggiando un pilastro fino ad una nicchia.
VI, A1 (VII), 35 m;
16) Puntare ad un camino infido dal quale
uscire con difficoltà
verso destra, VI+, 30m.
17)
Segue un muro giallo delicato seguito da una placca lavorata.
Per paretine seguendo la logica fino al ripiano
terminale, A1 (VIII), V+ 50m.
Discesa
Scendere per traccia verso sinistra
(molti ometti), fino al pendio ghiaioso che si segue su
una cengia fino a trovare un ponte in
legno (residuo bellico), da qui si arriva a un largo
sentiero che costeggia vecchi ruderi (Rif. Cantore) per poi puntare
in direzione Est verso i prati.