RELAZIONE    Via  BHUL  (HASSE-BLANDLER) RODA DI VAEL

CENNO GENERALE

È una delle piú importanti salite del gruppo ed è anche la prima, in senso storico, ad aver superato nel settore centrale gli strapiombi della "Parete Rossa"; unisce il piacere di una grande esposizione con la logica ricerca del punto debole, tanto da permettere una salita in libera per chi ci riesce.

Purtroppo, una successione di frane ha reso problematico, anche se non impossibile, il passaggio verso il 6°, 7° e 8° tiro, dove la chiodatura è carente e la roccia molto friabile in seguito ai crolli; per il resto la roccia è abbastanza buona.

Non so se nel frattempo qualcuno sia andato a ripulire la parete e a richiodare la parte soggetta alla frana.

Tenere presente che la relazione e gli schizzi riportano la situazione precedente alla frana del 1993, per quanto riguarda i tiri interessati.

Primi salitori:  Lothar Brandler e Dietrich Hasse dal 9 al 12.9.1958 con 3 bivacchi (dedicata a  Hermann Buhl)

Difficoltà:  TD+ sostenuto; VI, A2 e A3; ED+ se in libera          Coefficiente di Difficoltà : 4043; 4983 in libera  Coefficiente Globale: 4649; 5730 in libera

(25*0,5)+(20*1) +(25*10)+(10*16) +(35*5) +(25*8)+(10*10) +(15*8)+(15*16) +(15*10) +(15*10)+(10*16) +(25*16) +(30*16) +(25*16) +(10*14)+(10*8) +(25*3) +(30*3) +(40*16) = 4043

(25*0,5)+(20*1) +(25*10)+(10*19) +(35*5) +(25*8)+(10*10) +(15*8)+(15*16) +(15*10) +(25*18) +(25*20) +(30*19) +(25*19) +(15*19)+(10*18) +(10*14) +(10*8) +(25*3) +(30*3) +(20*16)+(20*18) = 4983

Dislivello: 380 m.

Sviluppo:  430 m.

Rischio: R3

Tempi:  all'attacco in 50 minuti; salita in 8,00-9,00 ore; ore 80 dei primi salitori; ritorno al rif. in ore 1,20.

Materiale:  i primi salitori usarono 200 ch. e 8 ad espansione ed alcuni cunei, ora la via è attrezzata ma con molto meno chiodi; portare un piccolo assortimento di chiodi, per ogni eventualità e per il tratto toccato dalle frane.

MIE IMPRESSIONI

Percorsa nel Luglio 1967 con Lucio Arduino.

Via artificiale come era di moda allora , con uso di staffe , ma con uscite in libera.

Via atletica e faticosa, per noi è stata una bella vittoria visto che eravamo nel 1967.

Al 3° tiro abbiamo trovato, sopra il gran sasso appoggiato dell’attacco, e nel tiro in traverso una corda tirata tra le 2 soste e successivamente nella via 3 moschettoni.

Probabilmente la corda è stata usata e lasciata da Milo Navasa che pochi mesi prima aveva fatto la prima solitaria (che evidentemente aveva precedentemente addomesticato ed ha eseguito poi in auto-assicurazione, e che non aveva ancora trovato il tempo di disattrezzare).

Verso l’alto c’erano dei grossi lastroni pericolanti che qualche anno fa sono franati portandosi via anche parte della via.

 (non so se è stata richiodata )

La via è molto atletica e stressante per il continuo passaggio da scalata artificiale a scalata libera.

Come detto la roccia in parte è friabile, abbiamo  usato 3 chiodi (di cui uno non siamo riusciti a recuperare) e 2 cunei.

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Per farvi conoscere l'ambiente e i tempi che correvano vi racconto quello che precedette la salita.

Arriviamo al Passo di Costalunga con l'idea di fare questa via che sui giornali e sulla radio veniva dato un grande risalto.

Noi non disponevamo di nessuna documentazione della via e in luogo cerchiamo delle informazioni, troviamo una cartolina che indica i vari tracciati (la stessa che vedete per indicare i tracciati), ma nessuno sa o non vuole dire niente.

Avevamo il problema di dormire e dato che noi eravamo ricchi di idee ma non di finanze ed eravamo stanchi di dormire all' addiaccio, mi era venuta un' idea.

Suonare a qualche casa di Nova Levante per cercare ospitalità, diversi ci hanno risposto anche se educatamente che non potevano (certo non è facile accettare due tipi puzzolenti e carichi di due zaini enormi).

Finalmente abbiamo trovato una donna, che se anche scettica, ha accettato e ci ha sistemato in soffitta.

Abbiamo dormito sul pavimento di legno, al mattino con un pò di dolori alla schiena, abbiamo avuto la sorpresa che ci aveva preparato del caffè latte, marmellata e miele.

Non ha voluto niente, siamo andati alla seggiovia e siamo arrivati al Rifugio Paolina.

Al gestore del rifugio abbiamo chiesto se aveva qualche informazione sulla via che volevamo percorrere, la risposta è stata negativa (essendo guida evidentemente non ha voluto darcene per tenere fede a quella specie di mafia e conservazione locale che vieta la diffusione ad altri che sono ritenuti dei "foresti").

Ci incamminiamo verso l'attacco armati di grande determinazione, con dei sacchi pesantissimi pieni di chiodi e cunei, ma con solo una cartolina come riferimento per la via.

Per la cronaca siamo riusciti nel nostro intento, siamo scesi soddisfatti  e siamo ritornati dalla donna che ci aveva ospitato per ringraziarla nuovamente.

ACCESSO

Dal rif. Paolina (m 2127) raggiungere il sentiero che attraversa piú in alto e porta al passo del Vaiolon (n. 549); quindi, o direttamente per ripide ghiaie all'attacco oppure proseguire fino all'altezza della base della parete e tagliare in lieve discesa.

ATTACCO

L'attacco è a destra, Sud, della verticale calata dalla cima (il ben marcato diedro posto lungo questa verticale è munito, nel tratto superiore, di molti ch. e cunei di legno, che però non vanno oltre un tetto, a un quarto dell'altezza della parete.

(Anello per la doppia).

A destra del suddetto diedro si trova un grosso pilastro nerastro, alto 60 m, sul quale si inizia.

SALITA

1)  Per un canale, a sinistra del caratteristico pilastro appoggiato (III),  poi per camino (IV; 2 ch.) fino in cima a una cengia detritica; spostarsi a sinistra per 20 m ca. sotto ad una caratteristica fessura su parete gialla strapiombante.

2)  Salire per la fessura inizialmente di VI/Al e con una uscita di V (25 m; 10 ch.). Sosta, 3 ch.

3)  Andare in obliquo a destra per rocce più facili (40 m; III e IV; ch.; Sosta, 3 ch.

4)  Proseguire in obliquo a destra poi diritti a una stretta cengia sporca di detriti poi a destra fino alla base della lama che determina la linea della salita (IV+; 5 ch.; 30 m). Sosta, 2 ch.

5)  Alzarsi 3 m a sinistra in un diedro per 5 m (1 cuneo e 2 ch.) poi a destra (3 ch.) nella caratteristica lama staccata (V e V+; 40 m.)

6)  A destra lungo la lama fino ad incontrare un camino-fessura che sale da destra (V) poi per questa verso sinistra (VI e A1; 40 m). Sosta, 4 ch.

7)  Andare in obliquo a destra per roccia strapiombante (A2), poi in traversata (IV; 35 m). Sosta, 3 ch.

8)  Salire diritto in arrampicata mista libera-artificiale per placche appoggiate (VI e A1, 3 ch. di sosta, 30 m).

9)  Poggiare a destra per 10 m poi diritti ad una nicchia; uscire dalla nicchia a sinistra fino a raggiungere lo spigolo in parete (VI, A2; 50 m; 4 ch. di sosta).

10)  Obliquare a sinistra (prima A1 o A0 poi IV+) fino a raggiungere la base di un diedro appoggiato (20 m; Sosta 2 ch.)

11)  Scalare il diedro (III) e poi a destra per rocce rotte e friabili (IV; 30 m, 2 ch. di sosta).

12)  Proseguire in obliquo a destra poi 4 m in verticale (2 ch.) fino a raggiungere a destra una cengia (III e I, 40 m).

Qui c'è il libro di vetta in una piccola nicchia. Sosta (1 ch.).

13)  Salire prima a sinistra (III, poi Al e A2) e poi a destra fino in cima (IV e IV+; 50 m.).

DISCESA

A)  Scendere per la ferrata Nord, al passo del Vaiolon (m 2500) e poi al rif. Paolina (ore 1,00) o al rif. Roda di Vaèl (m 2283);

B)  Per pendio erboso scendere la cresta Sud, immettersi nella gola fra la Roda di Vaèl e la Roda del Diavolo, con l'aiuto di qualche corda metallica scendere per salti e ghiaie fino a raggiungere il rif. Roda di Vaèl.

 (45 minuti; raccomandabile in caso di maltempo).