RELAZIONE     Via   SOLLEDER-Kummer

PALE SAN MARTINO   SASS MAOR   2814 m.

PARETE EST -  VIA SOLLEDER-Kummer

La Parete Est, è alpinisticamente famosa e si presenta, dalla sua base fino alla Cima con un salto, di circa 1000 metri di altezza ed è solcata 
nella sua Parte Superiore da un enorme Diedro che costituisce la direttiva della salita. 

A sinistra della base della parete sporge un grande sperone roccioso che si unisce al corpo del Monte per mezzo di una sella erbosa e orizzontale da cui ha inizio la vera scalata.

Primi salitori:  Emil Solleder e Franz Kummer 2-9-1926

Difficoltà:  5° e 5° +      Coefficiente di Difficoltà:  3015     Coefficiente Globale:  3467

(80*0,5) +(100*3) +(15*8)+(15*10) +(20*8)+(20*10) +(40*8) +(40*8) +(20*8)+(20*10) +(20*8) +(20*10) +(15*8) +(15*10) 
+(10*5)+(10*3)+(10*8) +(10*5)+(10*3) +(50*3) +(50*0,5) = 3015  580m.
 
Sviluppo: 580 m.

Dislivello:   500 m. di via; 1000 m. dalla base del Sass Maor

Rischio:  R3  (Scala 1-6)

Tempi:  ore 7-8

MIE IMPRESSIONI

Percorsa nel Luglio 1984 con Renato Bernard.

Via di gran nome e famosa, difficile , ma non estrema .

Caratteristico è un grande strapiombo che costringe a un traverso a destra con un vuoto pauroso, e un successivo traverso a sinistra per rientrare nella direttiva.

Ricordo che per andare all’attacco bisogna superare dei prati talmente ripidi che ci si deve attaccare ai fili d’erba (5° su erba).

Altra annotazione è la discesa per quello che viene chiamato Sentiero del Cacciatore , che se fosse percorso spesso da dei cacciatori si avrebbe una loro sensibile riduzione di numero.

Un sentiero veramente ripido che richiede un gran equilibrio e una fermezza di piede oltre che molta attenzione.

In questa occasione ho visto che in alcuni tratti è stato attrezzato , rendendolo più morbido di quando l’ho percorso nel 1966.

ACCESSO

La direttrice della via è data dal gran diedro finale che solca la parte superiore della parete.

La via ha inizio alla sella che unisce il gran sperone roccioso che delimita a sud-est la parete.

Dal Boúl dei Pissoti sul sent. 742 "del Cacciatore" lasciare a sinistra il sentiero e salire a destra su ripide placche miste ad erba ed, attraverso canalini, fino ad una spalla dello sperone.

Raggiungere l'insellatura tra lo sperone stesso e il Sass Maòr (ore 2,30 dalla Portèla, all'inizio del sent. 742).

Salire per il Sentiero del Cacciatore raggiungendo la spalla erbosa (200 m prima di entrare nel Boal dei Pissotti).

Lasciarlo a sinistra e per rocce relativamente facili raggiungere delle rampe erbose che portano sempre lungo lo sperone Est-Sud-Est, alla selletta sotto la Parete Est.

In tutto ore 3 dal "Cant del Gal".

SALITA

1-2-3-4)  Salire una rampa iniziale di circa 170 metri con difficoltà di III°, che obliqua verso destra fino a portarsi al centro della parete stessa, incontrando il Gran Diedro, che offre la direttiva di salita. 
5-6)  Alla base del diedro superare una placca strapiombante, grigia e con roccia solida, 
(V°, 1 ch.) e continuare leggermente a destra, lungo una fessura superficiale, su roccia grigio-gialla, (V°, 1 ch, lunghezza di 30 m.). 
Superare poi, una fessura-diedro strapiombante (V°+), raggiungendo una scomoda sosta.
7)  Salire diritto, per rocce gialle strapiombanti, superare una placca e un diedro, uscire a destra su un terrazzino esposto(V°, V°+).
8)  In questo punto si innesta la variante Bettega-Gilli-Gorza.
Traversata: Dalla estremità destra del terrazzino abbassarsi  2 m. e iniziare la traversata obliqua a destra sempre impegnativa, superare alcuni punti difficili (40 m., V°, 2 ch.).
9-10)  Tornare 3 m. verso sinistra e salire in verticale, lungo una fessura gialla, fino a uscire, dopo 20 m., sotto un tetto da evitare tramite una fessura a destra (3 ch.).
Salire la fessura per arrivare a una placca esposta da superare obliquando a destra fino a un punto di sosta (6 ch., 20 m., + 20 m. di V°, V°+).
11-12)  Qui inizia la seconda traversata che permette di rientrare nel Gran Diedro della parete Est.
Dal punto di sosta alzarsi in obliquo a sinistra per qualche metro e poi traversare a sinistra, seguendo una fessura orizzontale, fino a raggiungere uno spigolo (20 m., 3 ch., V°, V°+). 
Proseguire fino ad aggirare uno spuntone, superare una placca e una fessura-diedro 
obliqua a sinistra, raggiungere un punto di sosta (20 m., di V°, V°+).
13)  Salire diritto seguendo il diedro centrale; dopo 30 m., superata l’uscita strapiombante, raggiungere la sosta (4 ch., V°, V°+).
14)  Salire per placca, stando poi a sinistra su roccia un pò friabile, puntare al camino nero sovrastante, che costituisce l’ultima difficoltà della salita (35 m., V°-, IV°+, IV°).
15)  Salire nel camino, uscire attraverso un foro, poi portarsi di nuovo in aperta parete.
Superare una placca di pochi metri e raggiungere la conca ghiaiosa (20 m., IV°+, IV°).
16)  Raggiungere la cima salendo verso sinistra per rocce non difficili.  
               
La via più breve per raggiungere la vetta è spostarsi a destra su rocce rotte obliquando, fino a raggiungere una spalla con una esposta, ma facile traversata. 
Da qui è anche possibile scendere subito, calandosi a sinistra fino a raggiungere la via normale.
 

Variante dello sperone d'attacco

Primi salitori:  G. Franceschini, 23 settembre 1948

Serve per iniziare prima l'arrampicata, salendo lo sperone prima dell'attacco, arrivati sulla spalla dello sperone stesso, sotto al successivo ripido tratto di rocce erbose, attaccare un diedro-canale sulle rocce a sinistra che sale in obliquo e, più direttamente, l'ultimo tratto dello sperone.

Il diedro esce in alto presso la insellatura dove inizia la Solleder (circa 180 m.; III-)

VARIANTE DIRETTA di ATTACCO

Primi salitori:  A. Bettega, G. Gilli, L. Gorza, 23-7-1955

Difficoltà:  4°, 5°+

Dislivello:  400 m.

Sviluppo:  500 m.

Tempi:  ore 4 (ore 8-9 fino in cima)

Dall'inizio del Sentiero del Cacciatore risalire il canalone che scende tra il Sass Maor e il Picco di Val Pradidali.

Accostare a destra il grande spigolo finchè il canalone si spinge più in alto sotto le rocce.

Superato un salto iniziale, attaccare un colatoio da salire per una lunghezza di corda, poi attraversare a sinistra e quindi diritto per la parete quasi verticale e scarsa di appigli fino a raggiungere lo spigolo della grande lastronata. (40 minuti dalla Portèla sul sent. 709).

Innalzarsi per terrazzini ghiaiosi (ometto).

Proseguire per 3 lunghezze di corda lungo lo spigolo fino a un diedro di 10 m (chiodo alla base) che porta ad una spalla.

Da questo punto una parete verticale nel primo tratto e con pochi appigli conduce ad una scheggia staccata gialla e strapiombante.

Superare con difficoltà la fessura-camino fra la scheggia e la parete fino ad una spalla ghiaiosa.

Proseguire per parete per 1 lunghezza di corda fino a una cengia alla sinistra di un pilastro staccato sovrastata da una fessura-diedro (molto difficile, chiodo alla base) da superare prima in verticale e poi con una breve traversata verso destra.

Continuare, sempre per parete, in direzione del grande diedro Solleder fino ad una grotta gialla (ometto); alcuni metri sopra la grotta raccordarsi con l'originaria via Solleder su una cengia di rocce detritiche gialle.

Variante diretta centrale

Primi salitori:  C. Floreanini e G. Pagani, 17 agosto 1952

Difficoltà:  VI-

Lunghezza:  80 m.

Tempi:  1 ora

La variante evita la prima traversata a destra, la fessura d'unione fra le 2 traversate, e l'inizio della seconda. Roccia in parte friabile.

Dalla cengia con un blocco appoggiato alla parete della via originaria, salire 2 m. e spostarsi altri 2 m. in orizzontale per prendere una fessura superficiale che si alza fino a morire su uno spigolo.

Salire per parete parallela, leggermente sulla destra, un salto liscio e raggiungere pochi m. sopra, una cengia che porta sulla sinistra oltre lo spigolo (15 m.).

Seguire una fessura-diedro gialla e friabile di 15 m. sullo spigolo che porta alla base di un diedro chiuso in alto da un tetto.

Scalare il diedro per 20 m., fin sotto al tetto da superare sulla sinistra, arrivando dopo 2 m., ad un punto di sosta.

Ancora 10 m. facili portano ad una cengia poco prima della nicchia gialla della traversata superiore della via originale.

DISCESA per la via Normale

(2° con passaggi di 3°; 400 m.; 2 calate in doppia; evitabili con difficoltà di 3°).

Dalla vetta scendere sulle rocce della cresta Nord una lunghezza di corda e poi a Est (verso Val Pradidali) lungo un camino (si può anche scendere subito verso Est ad un camino, scendere 30 m. e poi attraversare sulla sinistra il camino stesso).

Quando il camino si allarga girare a destra per scendere in obliquo in basso a sinistra fino a raggiungere il camino della via normale da scendere con una doppia o in arrampicata fino alla terrazza che fascia a Nord il Sass Maor (spalla).

Procedere per ghiaie verso sinistra in basso e poi per rocce portarsi sul versante Ovest (verso la Cima della Madonna).

Continuare in basso, attraverso cenge e salti rocciosi, arrivando ad uno spuntone.

A sinistra dello spuntone per un canalino arrivare alla Forcella con la Cima della Madonna (Circa 200 m. di discesa).

Calarsi nel canalone a sinistra seguendolo in basso attraverso salti di roccette e ghiaie.

Alla prima diramazione del canalone prendere il ramo di destra; alla seconda, più in basso il ramo di sinistra fino all'ultimo salto formato da un grande masso incastrato.

Scendere in doppia (15 m.; ch. con anello o usufruendo di un anello di roccia in basso sulla destra) o in arrampicata per la placca sotto la spaccatura sulla destra (12 m.; 3°).

Lungo il ghiaione e il sentiero 742 ritornare al Rifugio del Velo.

ore 1,30-2, roccia buona.