GRIGNE   FUNGO

IL FUNGO m 1713

Curioso torrione, il più strano di tutte le cuspidi di Val Tesa, il cui nome, dato dai primi salitori Eugenio Fasana, Luigi Binaghi e G. Maccagno (11 ottobre 1914), è molto appropriato e significativo.

Molto frequentato, specialmente per il bellissimo Spigolo del Fungo (S).

La discesa a corda doppia è alquanto emozionante.

Via comune, per le Forcelle Lancia-Torre e Lancia-Fungo

dislivello totale 90 m, sviluppo complessivo 130 nf., ore 1,30

Arrampicata originale per la grande esposizione della placca finale.

Come per la via comune si arriva alla Forcella Lancia-Torre (18 m, III+ con un passo di IV): scendere per 40 m lungo il canale a S (II e III) e sostare su un ripiano.

Piegare a d. e salire una parete fessurata con qualche appiglio mobile (25 m, III).

Una cengia conduce alla Forcella Lancia-Fungo, dove ha inizio la via Accademici alla Lancia.

Di qui si prende a salire verso S, tenendosi a sin. della cresta, e oltrepassando uno spuntone (passaggio di III).

Si arriva alla sella sotto lo strapiombo finale.

Si doppia a sin. uno spigolo e ci si trova in piena esposizione: senza abbassarsi molto, traversare la placca spiovente con appigli lisci e due chiodi (IV, 15 m), poi con 5 m si è in vetta.

Spigolo S (SPIGOLO DEL FUNGO), 100 in, D sup., 1,30

Dell'Oro, Mary Varale e Giuseppe Comi, 20 agosto 1932.

Arrampicata elegantissima in grande esposizione, su roccia ideale: è la più bella della Val Tesa, e fra le classiche del gruppo.

Scendendo lungo il canale fra Torre e Lancia, e lasciando a d. la via comune al Fungo, si arriva alla base dello spigolo (qualche passaggio di II).

Una cengia erbosa porta all'attacco (ore 1,15 dal Rif. Porta).

Le prime due lunghezze sono le più difficili: mediante un risalto (V) si entra in un diedro, che si supera (V, A1, chiodi); si esce su terrazzino.

Superare una parete con due chiodi (Al) e continuare fino ad un ripiano.

Salire su roccia saldissima fin sotto il salto finale, giallastro (III e IV): sostare su una bella cengia. Alla sua estremità destra, si scavalca il filo dello spigolo, e con splendida arrampicata (25 m, IV e IV+) si sale in vetta.

235 - Parete O, via Ruchin, 110 m, ED inf., ore 9

Ercole Esposito e Gentile Butta, 30 luglio 1939.

Vennero usati 40 chiodi e ne lasciarono 9.

Si attacca più o meno al centro della parete, e subito ci si porta lungo una fessura strapiombante (V) alla prima sosta.

Si salgono 6 m diritti, poi si va a sin. (V+) e si vince un piccolo tetto friabilissimo con molti chiodi (A2, A3).

Scomoda fermata.

La terza lunghezza è la più difficile: essa vince un grande lastrone strapiombante, liscio e friabilissimo.

Per mezzo di una piccola fessura a d. (VI), si va sotto un grande tetto sporgente, da superare direttamente (A2-A3).

Poco sopra, sosta su staffe. Su per due lunghezze (15 e 25 m)_un nuovo e friabile strapiombo lo si evita a d. (4 eh.) e ci si ferma poco sopra.

L'ultima lunghezza porta sotto lo strapiombo terminale: raggiunto l'ultimo chiodo della via comune, in breve in vetta.

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