GRIGNE 

AGO TERESITA m. 1870  e  GUGLIA ANGELINA m. 1866

Ardito ago roccioso, il più slanciato ed esile delle Grigne, che si erge a N della Guglia Angelina, e a S dello sperone SE del Torrione Clerici.

Ha una notevole importanza alpinistica, date le vie d'ascensione molto interessanti. Venne raggiunto, dopo svariati tentativi, da Erminio Dones con Carlo Castelli, il 13 settembre 1914.

Essi salirono per un tratto sullo spigolo N della Guglia Angelina, effettuarono un lancio di corda, mediante il quale poterono superare la verticale parete basale.

Sulla vetta vi è spazio per tre persone.

252) Spigolo N, via Gandini, 50 m, TD, 1 ora

Gaetano Polvara e Vittorio Ponti avvalendosi di una corda fissa, il 14 luglio 1919; senza mezzi artificiali veniva percorso da Giovanni Gandini con Pierino Vitali e Giuseppe Riva, il 25 agosto 1929.

Si attacca alla base del diedro che porta alla Bocchetta Ago-Clerici.

Dopo alcune rocce facili (II) si arriva ad un terrazzino con chiodo poco sicuro. Scalare il diedro (12 m, V, 2 eh.) e riuscire all'intaglio, da cui a sin. si monta delicatamente su un terrazzino (V-), con 2 chiodi. Salire diritti (V), prendere dei chiodi, superati i quali (un passaggio di V+ all' uscita), si va ad una cengia.

Una parete di pochi metri conduce in cima (IV).

Bella scalata sostenuta e delicata, roccia buona.

254) Parete E, via Boga, 55 m, TD sup., ore 2-3

Fu scalata da Mario Dell'Oro, assicurato alla base con due corde da dei compagni: la prima ripetizione è quella di Ercole Esposito con Gentile Butta, 1940.

Attualmente è percorsa ogni tanto: qualche chiodo da piantare.

Si attacca nel punto dove la parete è solcata da una crepa leggermente strapiombante ed obliqua a destra: la si sale per 20 m (V+).

Si supera uno strapiombo e una parete giallastra (Al e A2), poi si infila una fessura, che porta presso lo spigolo N (A1).

Al suo termine si devia a sinistra verso un'altra fessura, che si percorre (V) per arrivare al masso sommitale.

255) Spigolo S, via APE, TD inf., 55 m, 1 ora (i primi salitori: la parete basale fu vinta da Gaetano Polvara e Vittorio Ponti, il 19 agosto 1919)

Dalla Porta d'inferno, che è l'intaglio fra la Guglia Angelina e l'Ago, si attacca la parete, che si supera con l'aiuto di chiodi (V).

Raggiunto a sinistra un terrazzino, si segue lo spigolo piuttosto arrotondato e a tratti friabili: con arrampicata esposta si tocca la vetta (IV).

Discesa:

Dalla vetta si fa una doppia di 40 m lungo lo spigolo S, sino al ripiano sopra la parete APE, da cui con un calata di 20 m si scende sulla Porta d'Inferno.

Nota: Giovanni Gandini effettuò nel 1931, con i soliti compagni, anche la traversata alla tirolese fra l'Ago e la Guglia Angelina.

GUGLIA ANGELINA m. 1866

Larga e luminosa lama rocciosa, posta a cavallo fra il Canalone Valsecchi e la Val Tesa, a monte del sentiero della Direttissima.

È molto frequentata specialmente per la via comune.

Anche la via Polvara è interessante, mentre la via Mary è ormai caduta in disuso.

 

259)  Via comune, per la parete E e il versante S, AD

III sup., 90 m (150 di sviluppo), 1 ora

E' in parte la via dei primi salitori, Arturo Andreoletti con Umberto Fanton, 28 maggio 1911; offre una piacevole arrampicata su buona roccia, assai continua e mai banale.

Dal Rif. Porta si segue il sentiero della Direttissima fino al canalone di Val Tesa, che si sale verso la Cresta Segantini (d.) onde arrivare ai piedi della parete (ore 1 e 15'). Un poco a sin. del centro della parete, si notano due fessure: lì è l'attacco.

Si supera una delle due, e si continua diritti e da ultimo un po' a sin. per una lastronata (30 m, inizio di III + , poi III); eh. di fermata.

Ora salire a sin. obliquamente per altri 30 m (III), onde raggiungere la cresta S sotto un salto verticale.

Non scendere, ma entrare in un canale a sin. di tale salto di cresta, seguirlo tutto, dapprima sul fondo, e gli ultimi 20 m sulla parete a d. (due lunghezze, II e III).

Si arriva ad un intaglio che guarda sulla Cresta Segantini.

Rimontare un camino-diedro di 8 m (IV, 1 eh., punto più difficile, esposto) ed incastrarsi in un intaglio sulla cresta sommitale.

Superando una parete (passaggio di III + ) la si raggiunge e percorre con attenzione (30 m, III): il salto della vetta si gira a d.   In vetta è ancorata una croce.

Varianti:

La più utile è quella che permette in evitare il passaggio di IV: nel canale, invece di andare a d. e portarsi all'intaglio che guarda sulla Segantini, percorrere la parete a sin. e portarsi, traversando sul lato SO, all'intaglio che sta sopra il diedro che si è evitato (III).

I primi salitori attaccarono la parete più a sin. lungo un marcato e difficile camino (III + ).

Essi discesero per la cresta S, fino alla Forcella fra il Torr. Statuto e l'Angelina (II e III), da cui scesero ad O nel Canalone Valsecchi.

In salita tale variante fu ripresa dai fratelli Eugenio e Piero Fasana, 15 settembre 1902, che però salirono alla Forcella Statuto-Angelina da SE (Val Tesa).

Spigolo N, via Polvara, 55 m, D, 40 minuti

La salita venne portata a termine da Gaetano Polvara cb«_Antonio Ponti, 111 luglio 1919: fino all'inizio della traversata giunsero Romano Ballabio, con Angelo Calegari e Emilio Rusca il 1° settembre 1910.

È un itinerario molto interessante, che però si deve effettuare quando non vi siano comitive sulla vetta: infatti la discesa in doppia si compie per questo versante.

Si attacca alla Forcella Angelina-Teresita, detta Porta d'Inferno.

Si salga una parete di 10 m (III) e un diedro (IV) per entrare in un camino di 15 m, che si percorre fino ad un chiodo con anello (IV).

Ora si deve compiere una traversata molto esposta di 12 m a d., in leggera salita (IV e IV+), poi si continua diritti su buona roccia (IV) finché si esce su terreno facile presso la vetta.

Invece di traversare, si può superare direttamente lo strapiombo sovrastante (V): variante di Ettore Castiglioni con Mario Pinardi, maggio 1931.

Parete E, via Mary, 90 m, 5-6 lunghezze, TD, ore 3 V/A2

Riccardo Cassin e Mary Varale, 2 luglio 1931.

Comporta una scalata paragonabile alla Littorio sul Costanza, ma più impegnativa e rischiosa per la roccia friabile, il cui stato è andato peggiorando negli ultimi anni, a causa della diserzione degli alpinisti.  Caduta pietre.

Si supera la prima lunghezza della via comune.

Puntare poi a d. verso un diedro di 5 m, che si supera (IV+): al di sopra, sosta. Traversare in salita a d. per cenge e poi per una successione di rampe e fessure (36 m, IV con due passi di IV+); attaccarsi a dei chiodi.

Non si prosegue nel diedro soprastante (variante di Walter Bonatti), ma si inizia a traversare a sin., dapprima una parete verticale ed esposta (IV+, 5 m), poi si supera uno strapiombo (V+) e si traversa ancora a sin. in alto, puntando ad una nicchia (V-). Vincere lo strapiombo della nicchia mediante la fessura di d. (IV, V) e continuare verticalmente in un canale (III) fino ad uscire sulla cresta 10 m a S della vetta.

Angelo Longoni e Giovanni Todeschini, 2 giugno 1935, raggiunsero l'inizio della traversata a sin. direttamente dal basso, per una fessura marcia e strapiombante (V+ e artificiale da chiodare).

263)  Diretta E, via Colombo, TD sup., 80 m, 4 ore
Alfredo Colombo e Gentile Butta, 16 agosto 1944.

Si attacca poco a d. della verticale della vetta, presso un avancorpo con erba: salirlo e continuare per una placca inclinata e liscia (un passo di VI), onde raggiungere uno spuntone staccato dalla parete.

Su direttamente. 8 m (A1) e spostarsi a d. ad una sosta discreta.

Proseguire per una fessura, poi per un diedro giallo di 6 m si perviene sotto un tetto a sin. che si supera (A2).

Quindi spostandosi verso lo spigolo N si arriva in vetta; 16 eh. di cui 7 lasciati.

Parete O, via 28 ottobre, TD inf., 55 m, 2 ore, roccia friabile

Mario Dell'Oro, Riccardo Cassin e Mary Varale, 28 ottobe 1932.

Dalla Porta d'Inferno, traversare in parete O per 10 m, quindi innalzarsi obliquam. a d. onde arrivare su una cornice gialla e friabile. Percorrerla delicatamente a d. (V), portarsi su un pianerottolo, e salire ancora diritti ad un vasto ripiano. Superare una fessura diedro a sin., quindi entrare per pochi metri in un camino molto aperto. Spostarsi a sin. su una parete biancastra, che si traversa in direzione di una sporgenza, dalla quale, superando uno strapiombo, si esce in vetta.

Parete O, via Castiglioni, D sup., 90 m, ore 1-2

La parete O della Guglia è solcata da una fessura ascendente da d. a sin., che forma un triangolo roccioso, a sua volta individuato più a sin. da un'altra fessura.

La via di Ettore Castiglionì, Mario Pinardi, Ennio Ravà e Randolfo Asti, 1° nov. 1931, sale appunto per questa fessura secondaria (22 m, IV+ e III, friabile) e, al sommo di questo triangolo si immette nella fessura principale. Ch. di fermata.

Arrampicare nella fessura suddetta, superare uno strapiombo (V), poi traversare a d. per 4 m (IV) su terreno più facile, da cui, con 30 m, si raggiunge la cresta sommitale e la via comune (III).

Spigolo S, 150 m., in parte TD, 3 ore

(Paolo Amodeo, Giuseppe De Tisi, 28 settembre 1941).

Si attacca pochi metri a d. del sentiero della Direttissima, nel canalone di Val Tesa, a d. di un canale detritico che porta alla Forcella Statuto-Angelina.

Salire in cresta per una parete di roccia grigia (IV con un passaggio di V), poi seguirla fino alla seconda sosta della via comune (passaggi di II e III).

Vincere direttamente il grande salto di 45 m (V con un passo di V+, 2 ch. 1) e riuscire all'intaglio alla base del diedro di 8 m.

Per la via comune in vetta.

Discesa:

Lungo lo spigolo N, a corda doppia.

Dalla vetta scendere per 10 m (II, attenzione al vetrato in inverno) ad un terrazzino con un ch. di calata.

Con una doppia di 40 m. si arriva qualche metro sopra la Porta d'Inferno:

è la soluzione più consigliabile.

Chi dispone di una sola corda è obbligato a raggiungere il chiodo al sommo del camino della via Polvara, da cui, con un'altra calata, si scende sull'intaglio.

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